http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire
Occorre coerenza
Dopo elezioni
Per Giorgio La Pira il vero muro non era quello di Berlino ma la questione dell’aborto
DI CARLO CASINI – Avvenire 2-7-2009 – pag.14
Tra i miei ricordi piu’ intensi di Giorgio La Pira c’e’ un lungo colloquio protrattosi per ore nel Convento de La Maddalena , vicino a Firenze, per parlare dei rapporti fra il comunismo (allora – eravamo negli anni ’70 – era quello ‘reale’) e il Cristianesimo. La Pira preparava un dibattito televisivo sul divorzio e all’orizzonte si profilava il tema dell’aborto. Parlando di quest’ultimo, il volto del ‘Professore’, sempre festoso, si rabbuiava. Egli era veramente convinto della necessita’ di un incontro fra la cultura comunista, attenta alla giustizia sociale, all’eguaglianza e ai bisogni dei poveri, e quella cristiana, fortissima nell’affermazione della dignita’ umana. ‘ Convertire i barbari! ‘ : questo ripeteva, richiamando il precedente medievale della conversione dei Longobardi invasori dell’Italia cristiana. Ma quella sera La Pira sembrava abbandonare la sua speranza: ‘il vero muro – questo il suo pensiero – non e’ quello di Berlino, ma la questione dell’aborto. Come si fa a non capire, se non per estrema stupidita’, che riconoscere il diritto alla vita dei bambini non nati significa fondare su una solidissima base le istanze di giustizia sociale e di eguaglianza?’.
Questo ricordo e’ riaffiorato nella mia mente piu’ volte nel corso della recente campagna elettorale europea, nella quale ho vissuto l’ esperienza di ricevere il voto e, prima ancora, il consenso e l’ appoggio propagandistico, di taluni avversari politici, simpatizzanti ed esponenti non secondari del Pd. Per loro esplicita e pubblica dichiarazione, il consenso di cui mi onoravano era causato esclusivamente dal mio impegno sulle questioni bioetiche interpretate secondo l’antropologia cristiana. Essi sono restati fedeli al loro partito di appartenenza nel voto amministrativo, ma hanno dato espressione ad una inquietudine di fondo nel voto europeo. Ho avuto occasione di parlare anche con un paio di esponenti di primo piano in amministrazioni locali. Ad essi ho manifestato in tutta sincerita’ la mia grande ammirazione per la coerenza quasi eroica della loro vita personale: un assessore ai servizi sociali, padre di numerosi figli, che accoglie nella sua famiglia un numero ancora maggiore di giovani disadattati o portatori di gravi handicap, e’ un modello di vita non solo per i suoi concittadini, e la distanza partitica non mi impedisce l’ammirazione. Quando ho sottolineato, pero’, l’incoerenza tra gli ideali personalmente vissuti e l’appartenenza ad una forza politica che finora ha sempre tradito, al momento degli appuntamenti decisivi, i valori essenziali dell’antropologia cristiana, mi e’ stato risposto: ‘Vogliamo contaminare la cultura ex comunista’. Sara’ possibile? Potremo rovesciare il proverbio secondo il quale le mele marce inquinano le mele sane? L’esperienza e’ a questo riguardo dolorosissima. Come non ricordare la sofferenza per i cosiddetti ‘Cattocomunisti ‘ e per i ‘Cristiani per il socialismo’ degli anni ’70 e ’80? E ancora oggi quante coscienze cristiane si condannano al silenzio, divengono timide o, addirittura, si pongono in prima linea contro i fratelli di fede pur di restare nei confini del partito di cui hanno abbracciato l’ideologia di fondo? Dov’e’ finito il vigore dei primi Cristiani che si lasciavano dilaniare dalle belve pur di non bruciare l’incenso all’imperatore? La coerenza privata non dovrebbe essere anche coerenza pubblica? Come riconoscere che la dignita’ umana e’ uguale per tutti gli uomini, che l’ uomo e’ sempre uomo anche quando non e’ ancora nato, o e’ malato, o e’ morente, e poi non fare niente per impedire o ridurre ‘la strage degli innocenti ‘? La coerenza e’ una grande virtu’ e vale a destra come a sinistra. Mentiremmo se dicessimo di non restare profondamente turbati da modelli di vita in cui la ricchezza e’ ostentata, e momenti di festa rilassante somigliano – a stare a quanto riferito dai giornali – a convivialita’ da basso impero. Hanno buon giuoco i pubblicisti di Repubblica a parlare di ipocrisia, quasi ammonendo il Governo a non schierarsi piu’ in favore della famiglia e a non tentare neppure di parlare di Diritto alla vita. Eppure sono gli stessi che quasi ogni giorno propagandano, direttamente o obliquamente, l’aborto, il divorzio, le unioni omosessuali, l’eutanasia. La questione della coerenza ha molti aspetti.
Per chi vuole essere coerente fino in fondo nella difesa della vita, in modo concreto e non solo a parole, una domanda si impone: vi e’ piu’ speranza di ridurre il numero delle distruzioni di vite umane all’interno del nostro Stato nei prossimi anni con una maggioranza di sinistra, o con l’attuale maggioranza? Ma coerenza chiama coerenza. Non mi entusiasma affatto la distinzione tra coerenza pubblica e privata. La politica e’ anche passione, e non vi e’ passione senza ammirazione dei leaders, sotto ogni aspetto. Ma la coerenza implica anche fedelta’ alle promesse pubblicamente formulate. Nonostante tutto l’ attuale governo passerebbe alla storia se l’ adesione del suo leader, pubblicamente dichiarata, alla moratoria sull’aborto indetta da Giuliano Ferrara, si traducesse, negli anni che ancora deve attraversare questa legislatura, in una riforma della legge sull’aborto, o, almeno, nella definizione legislativa, solenne come quella che ha equiparato i neri ai bianchi, le donne ai maschi, gli schiavi ai liberi, che l’ uomo e’ sempre uomo fin dal concepimento.
Attualizzo il sogno di La Pira: che la forza della dignita’ umana trasformi la destra e la sinistra determinando coerenze in ogni direzione.
Madre Teresa di Calcutta mi scrisse: ‘Il diritto alla vita e’ questione politica, ma e’ prima della politica, perche’ e’ il presupposto della politica ‘. Vale per tutti i partiti. Richiede coerenza ad ogni livello.
