Contro il terrorismo islamico dobbiamo combattere con l’arma della verità. Ma a noi chi ce l’ha mai detto che si può vivere senza combattere? Come ci è venuta in mente un’idea così bizzarra? Ogni epoca ha la sua battaglia, come scoprono Sam e Frodo, personaggi de “Il Signore degli anelli”. Sam e Frodo odiano la guerra, odiano la violenza, vorrebbero restarsene a casa loro a bere tè e zappettare rose, ma quando l’oscuro signore attacca il mondo loro vanno a combattere per coloro che amano. Se non vi siete letti “Il Signore degli anelli”, leggetevelo. Se proprio non volete leggerlo, almeno leggete “Il Mito e la Grazia”, di Paolo Gulisano, e se nemmeno quello vi piace guardate il film, perché “Il Signore degli anelli” fa parte del nostro immaginario collettivo, è il poema epico della nostra epoca, contiene la nostra realtà, non possiamo ignorarlo. La nostra realtà è Saruman. Con questo nome Tolkien indica un personaggio geniale: l’intellettuale oggettivamente preparato che però ha lo smisurato orgoglio del dialogo, l’idea delirante che si possa guardare negli occhi il male e non esserne penetrati. Saruman ha difeso Hitler a spada tratta, era “scientificamente dimostrata” la superiorità della razza ariana, che non solo non era superiore, non esisteva nemmeno. Saruman ha scodinzolato davanti a decine di milioni di morti spacciati per la necessaria strada verso la risoluzione dell’ingiustizia sociale, che è comunque meno grave dell’essere ammazzati. Uno di questi milioni di morti me lo sono andata a vedere personalmente in Etiopia, e questa non è politica, porca miseria, è la mia storia, e nella mia storia ci sono anche un milione di contadini etiopi sterminati con la fame come in Ucraina negli anni ’30. Nella mia storia personale c’è anche il fatto che ho vissuto a Trieste, dove mio padre piantò una grana per le foibe, perché fosse riconosciuto ai morti impiegati statali lo stato di vittime di guerra (cambia la pensione alle vedove e agli orfani) e subì due attentati, uno dei quali contro tutta la sua famiglia e l’abbiamo scampata per un pelo, quindi se qualcuno vuol ricordarmi la moralità dei moralmente superiori, per cortesia salti un giro. E ora Saruman si è inventato il dialogo con il terrorismo e l’orchitudine moderata. Quindi combattete tutti. La guerra non si fa solo con le armi che interessano il corpo, anzi quella è la guerra cui si arriva quando l’altra è stata già persa. L’altra è la guerra del pensiero, quella dell’anima. Non si tollera il male. La tolleranza è un mito nauseante. Tollerare il male vuol dire esserne complici. Non si dialoga con gli orchi. Chi dialoga con gli orchi sta costruendo ponti perché penetrino l’interno. C’è una sola arma: ed è la verità. Il dialogo con il terrorismo lo ha giustificato, lo ha beatificato, gli ha dato un palcoscenico e fiumi di denaro. A Beslan i bambini lo hanno pagato in maniera terrificante, centinaia di bambini. Ed è stato solo un inizio, un assaggio delle migliaia di bambini che lo stanno pagando in Iraq e in Siria. Il dialogo? No, non è fattibile. Il dialogo con gli orchi è un crimine che legittima i loro capi e la loro ideologia. Il dialogo con la Germania hitleriana ci ha regalato 50 milioni di morti, il dialogo con dei mostri atroci come Stalin e Mao ha permesso ad un’ideologia che ha fatto decine di milioni di morti di conquistare tutto il mondo culturale e contagiare una nazione dopo l’altra, dove gli stessi cittadini sono diventati il nemico da sterminare. Quel l’ideologia non è arrivata fino da noi perché uomini armati difendevano le nostre frontiere. Saruman è stato il paladino del disarmo mono laterale. Disarma le tue frontiere e nascerà un mondo di pace. Il terrorismo poi è stato capito e ascoltato, e il risultato è che è aumentato a dismisura. O si combatte con le armi o si combatte con la parola. Non combattere non è da buoni, ma da vili. Le ragazze cristiane rapite in Nigeria sono state ridotte in schiavitù sessuale come le donne e bambine cristiane e yazide, donne e bambine, sono stuprate decine di volte al giorno. Noi tutte le sere andiamo a dormire nelle nostre case sicure, con le orecchie tappate per non sentire le loro urla. Non andiamo a prenderle? Se fossimo noi o nostra figlia o nostra nipote rinchiusa in un inferno in terra, dopo aver visto il fratello o il padre decapitato o crocefisso saremmo sempre tolleranti? Ci consolerebbe molto sapere che un accidenti di nessuno arriverà a liberarci perché in un’eventuale azione bellica morirebbero degli innocenti? E soprattutto quanto ci consolerebbe sapere che in Occidente di noi non si parla? Quindi le ragazze nigeriane, le studentesse cristiane rapite in Nigeria e le donne di Mosul non le andiamo a prendere, ma questa deve diventare la nostra battaglia. Sempre. Ovunque. Portiamo sempre un nastro giallo con il crocefisso a ricordarle per quello che sono prigioniere di guerra, una guerra folle che ammazza 130.000 cristiani all’anno, uno ogni 5 minuti, nel tempo in cui avete letto questo pezzo ne è stato ucciso uno. Scriviamo di loro e appendiamo il pezzo nelle bacheche dei nostri uffici. Parliamo di loro se siamo insegnanti. Protestiamo contro chiunque parli di islam moderato. L’islam moderato non ha fatto una sola manifestazione a favore della loro liberazione e l’islam moderato se ne può andare all’inferno, tornarsene nella bella isola dove vive insieme al comunismo dal volto umano e ad Elvis che in realtà non è mai morto. E soprattutto se siamo credenti dedichiamo la messa a queste donne. Con una piccola somma, quello che si può dare, si può dedicare una messa. In genere lo si fa per i propri morti, ma la messa può essere dedicata anche ai vivi che siano nel dolore. Dedichiamo le messe, migliaia di messe, che queste donne siano continuamente ricordate, che si preghi per loro. Si combatte con la parola, per Dio, e la parola non è dialogare con gli orchi, è dire la verità sul martirio delle loro vittime. di Silvana De Mari 29/10/2015
Khamenei.ir ] non credo che noi saremmo intelligenti nel dire: “se io fossi Dio io avrei fatto questo, e io non avrei fatto quello!” Perché in questo atteggiamento ci sono 1000 errori e 1000 insidie spirituali! [ ma volendo rimanere concreti: nel mio studio teologico e biblico: fatto a 360 gradi: studiando i più grandi teologici: IO DEVO AFFERMARE: che, “LA STRUTTURA SALVIFICA DI DIO è UNA STRUTTURA GIURIDICA!” E SE IL TUO CERVELLO LAVORO POCO MEGLIO DELLA MERDA? poi, capirai da solo che Maometto è un povero disgraziato: perché ai profeti ha parlato Dio ma a lui no: che MAOMETTO: di delitti peccati perversioni, era un collezionista perfetto!
Khamenei.ir ] ok! non esiste in un uomo che, lui ha potuto offendere Dio INFINITO, con il peccato originale (fatto da se stesso personalmente: nel Paradiso terrestre (come dico io): oppure, ereditato (come dicono tutti i cristiani ). Cioè avendo posto in essere un peccato infinito: contro, la infinita giustizia di Dio? ok: tu sei rovinato! non c’è più nulla che in compensazione si potrebbe dare, da creature limitate, per non finire bruciati all’inferno! Ma, il fatto che, noi non siamo già caduti all’inferno: IMMEDIATAMENTE, ma che siamo ANCORA VIVENTI IN QUESTA DIMENSIONE: questo vuol Dio che, Dio Stesso ha potuto trovare un rimedio salvifico al nostro peccato! .. e nessuno potrebbe pensare che il sacrificio di un animale potrebbe pagare una offesa infinita: fatta da una creatura mortale e finita: contro la santità infinita ETERNA ed Immortale di Dio!
Khamenei.ir ] ok! la Bibbia dice che, ci sono tre vie giuridiche: che possono essere salvifiche! E NESSUNA RELIGIONE è SALVIFICA! 1°: ANTICO TESTAMENTO: nei Patriarchi di Israele; 2. Nuovo Testamento: in Gesù, VERO DIO e Vero uomo; 3. salvezza per misericordia! MA DOVE è LA STRUTTURA GIURIDICA DI QUESTA MISERICORDIA? IN VERITà IN VERITà, IO TI DICO, CHE, AL DI FUORI DI ME UNIUS REI: non potrebbe mai esistere una struttura giuridica: della misericordia, perché, io sono il primo ed unico politico universale della storia del genere umano.. Certo, l’ANTICRISTO finale cercherà di fare qualcosa del genere ma, lui non potrebbe avere la metafisica per farsi amare da qualcuno, che non sia già un disperato satanista all’inferno come lui!
Khamenei.ir ] ovviamente, io ho avuto due visioni a distanza di 10 anni, il cui significato io ho capito ( 10 anni dopo la seconda visone ) cioè, quando io sono entrato in youtube a contatto con i sacerdoti di satana, ed io ho avuto il destino di conoscere lo scienziato Giacinto Auriti! in queste due visioni io mi trovavo nel Tempio Ebraico Celeste! di cui io sono una porta a 4 ante, che mette in comunicazione l’atrio interno, con l’atrio esterno! e nell’atrio esterno c’era una moltitudine che sembrava una moltitudine infinita: e tutti pregavano per me! QUINDI, NON MI FATE INCAZZARE LOL. CHE è MEGLIO PER VOI! LOL. Onestamente, non credo che siano molti gli ebrei Santi, ed Cristiani Santi che entrano in Paradiso, perché, sono stati coerenti con la loro alleanza.. Quindi al di fuori della mia legge Naturale ed universale la METAFISICA umanistica di Maritain voi siete tutti fottuti: lol. con tutte le vostre religioni di merda, che adesso avete rotto il cazzo a tutti!
Khamenei.ir ] di queste due visioni, io ho già scritto ampiamente, anche perché, Gesù di Betlemme era dall’altro lato della porta a 4 ante, che era bloccata, impossibilitata a funzionare: perché, le sue cerniere erano contorte! Quindi Gesù incomincia, in modo impietoso a fare l’elenco dei miei peccati, e lui sembrava un bugiardo, ma, per la potenza di Dio come io guardavo nel mio cuore, tutti i peccati che lui elencava? erano tutti dentro di me! Così, io caddi in ginocchio e supplicai che, lui non poteva andare via, per lasciarmi prigioniero di tutti quei peccati: così in quel momento, le cerniere di assestarono, e la porta diventò perfetta! Così, io compresi di essere io quella porta! Così a 10 anni di distanza, dando le spalle a quella porta, io mi trovavo su un pianerottolo largo con sotto: pochi scalini, così, io ho potuto vedere l’atrio esterno del tempio celeste! e sembrava che li c’era quasi tutto il genere umano in attesa! e tutti pregavano per me: come se fossero un solo uomo e dicevano: “Signore aiutalo!” “Signore dagli la forza!”
Khamenei.ir ] per farla breve: se voi non costruite il TERZO TEMPIO EBRAICO: con le 12 Tribù al completo: per il suo servizio, non si può impostare giuridicamente: la Salvezza per la via della Misericordia: perché questa è una giurisdizione politica! e certamente, voi andrete perduti! Ecco perché, il Terzo Tempio Ebraico: rappresenta anche un regno mondiale, ed un regno metafisico universale: Eterno: che abbraccia tutta la Storia del GENERE UMANO! è la congiunzione tra la terra: il Tempio Ebraico, ed il tempio Ebraico Celeste: che è il Regno di Dio! Quindi, tutto il GENERE Umano scoprirà di essere una sola famiglia! Questa è l’ERA dello Spirito Santo: il tempo in cui tutti gli uomini incontreranno Dio, personalmente, e lo adoreranno in Spirito e verità: perché la salvezza viene dall’AMORE fratellanza, rispetto, e dalla LODE adorazione danze e canti, e non viene più la salvezza dal sacrificio di poveri animali!
Khamenei.ir ] in effetti a quello che io ho detto, c’è una alternativa: cioè, si può sempre fare la guerra mondiale di tutti i ricchi del mondo, contro, tutti i poveri del mondo! Seguita poi certamente, dalla Rivoluzione mondiale di tutti i poveri del mondo, contro, tutti i ricchi del mondo! .. e Dio lo sa: IO HO FATTO DI TUTTO PER NON ASSISTERE A TUTTO QUESTO!
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PA Abbas fa il funerale di stato ai terroristi: Questo vuol dire che, tutto il mondo ha condannato al GENOCIDIO gli israeliani: perché, nessuno ha protestato per questo orrore del terrorismo islamico! MA QUESTO è ALTO TRADIMENTO CONTRO DI ME!
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Khamenei.ir ] perché i demoni hanno così riempito il tuo cervello di Maometto testa di cazzo, fino al punto che tu non ti sei mai chiesto: “perché, i farisei satanisti massoni hanno il NWO: e satana loro, è il dio di questo mondo, e tutti odiano ISRAELE?” è chiaro soltanto il compimento di ISRAELE può sconfiggere il REGNO DI SATaNA nel mondo!
Khamenei.ir ] ISRAELE è la nostra unica speranza di poter sopravvivere come esseri umani, in questo mondo! DOPO di ISRAELE: CHE TU VUOI DISTRUGGERE? I DEMONI CONQUISTERANNO OGNI COSA ED IL GENERE UMANO SARà TRASFORMATO IN UN UNICO BRANCO DI SCHIAVI!
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Attento a come parli! Il tuo nome potrebbe finire on line perché razzista e omofobo. Radio Vaticana: stessa logica dei nazisti con gli ebrei e gli omosessuali. C’è chi ci scherza su e chi è pronto alla querela per diffamazione. Molly Holzschlag. Gelsomino Del Guercio/Aleteia. 3 novembre 2015. riro-registro-italiani-omofobi-razzisti. Cosa hanno in comune gli stilisti Dolce e Gabbana, il giudice Carlo Deodato e il presidente della Lega Calcio Carlo Tavecchio? Che da qualche giorno sono finiti nella rete di “Riro-Registro italiano dei razzisti ed omofobi”. CHE COS’E’ IL RIRO. Questo registro on line è nato, riporta Radio Vaticana (1 novembre), con l’intento dichiarato di volere “marchiare” – come fecero i nazisti con gli ebrei e gli omosessuali – coloro che si macchiano di presunti comportamenti e giudizi discriminatori. Nel mirino stanno finendo, sistematicamente, tutti coloro che esprimono giudizi o frasi, magari anche infelici, sul mondo omosessuale.
COME INSERIRE IL NOMINATIVO. Per inserire il nominativo di un omofobo, di un razzista o di una persona che ha maltrattato animali, scrive Notizie ProVita (31 ottobre) occorre sapere il suo nome e cognome e la provincia di residenza e descrivere dove, quando e come è avvenuto l’evento incriminato, allegando documentazioni oggettive dello stesso (foto, prove video o audio, log di chat…). TEST ANTIRAZZISMO PER ELIMINARLO. Una volta che il nominativo è stato approvato può essere cancellato solo ed esclusivamente se la persona incriminata supera il “Test Antirazzismo”, del quale non viene specificata la natura. Test che, qualunque sia il suo esito, verrà reso pubblico. RISCHIO DIFFAMAZIONE. Il professore Fabio Macioce, docente di Filosofia del Diritto all’Università Lumsa di Palermo evidenzia un pesante rischio di diffamazione dietro l’iniziativa del Riro. «Può configurarsi, dipende da cosa c’è scritto sotto a ogni nome. In alcuni casi, infatti, ci si limita a riportare le opinioni espresse su siti giornalistici o profili pubblici e in quel caso non c’è una vera e propria diffamazione. In altri casi invece sì, laddove la persona viene ad esempio bollata come bigotta, integralista, omofoba o altri appellativi di questo tipo. Questa non è più una semplice cronaca, un semplice riportare le opinioni altrui, ma è invece un giudizio che, in alcuni casi, può assolutamente essere diffamatorio. Questo poi lo stabilirà la magistratura» (Radio Vaticana, 1 novembre). NOMI ILLUSTRI. Continuando a spulciare il registro, riporta FanPage (1 novembre) tra i nomi finora inclusi ci sono il filosofo Alessandro Benigni; il critico d’arte Vittorio Sgarbi, preso di mira per aver definito “culimonio” un’unione tra due gay; l’allenatore dell’Arezzo Eziolino Capuano, noto per i suoi discorsi dal linguaggio colorito, durante i quali ha definito “checche” i suoi calciatori. DA SAN PAOLO ALLA LISTA AFFITTA-UTERI. Replica Mario Adinolfi, il quale, sul suo profilo Facebook, denuncia l’iniziativa del Riro: «Se noi avessimo pubblicato una lista di nomi invitando a “marchiare e emarginare” chi compra bambini e affitta uteri, cosa ci sarebbe successo?». Costanza Miriano è sarcastica: «Visto che a breve ci finirò, ho provato a iscrivere anche il mio amico San Paolo nel registro ufficiale degli omofobi, per essere in ancora migliore compagnia. Sono in fiduciosa attesa di risposta».
Il giorno dopo il patteggiamento, Marco ha inviato al vescovo una lettera molto severa e accorata. “Scrivo proprio a lei che – recita l’apertura della lettera – una sera di novembre del 2000 ha ascoltato, quasi con indifferenza, il mio racconto (… ). Scrivo a lei perché sono addolorato e profondamente amareggiato dal suo silenzio”, amareggiato “per questa povera Chiesa che si ritrova ad essere guidata da una persona che non ha saputo dirigere il gregge affidatogli, soprattutto i piccoli e gli indifesi”. Ne riportiamo il testo integrale nel numero di Adista-documenti allegato.
Ma Marchese non intende fermarsi a questo: intende procedere in sede civile contro quanti – sicuramente il rettore e il vescovo – hanno omesso di prendere provvedimenti contro don Puleo, malgrado, avendone l’autorità, fosse per loro un obbligo intervenire.
In ambito ecclesiale, non esiste nel Diritto Canonico un canone riguardante eventuali pene da comminare a chi non denuncia un reato avendone conoscenza. Ma è anche vero che il card. Bernard Law ha subìto così forti pressioni (anche dalla Santa Sede?) proprio per aver “coperto” i preti pedofili della sua diocesi da vedersi costretto, nel dicembre del 2002, a dimettersi da vescovo di Boston. Il Diritto Canonico lascia peraltro molta autonomia di gestione ai vescovi che si trovino di fronte a reati dei loro sacerdoti. Anche se per costoro ci sono canoni precisi. In particolare, per i delitti contro il sesto comandamento, commessi “con violenza, o minacce, o pubblicamente, o con un minore al di sotto dei 16 anni”, il canone 1395, al paragrafo 2, prevede “giuste pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale”. Ma non è stato applicato finora contro don Puleo, il quale è stato solo spostato dalla parrocchia, popolo! sa e ric ca di bambini, di Palma di Montechiaro a quella ben più piccola di Sant’Anna, piccolo borgo nella provincia di Agrigento. Spostamento avvenuto però nel 2002: l’esposto di Marco Marchese contro don Puleo è della primavera del 2001. Il vescovo non poteva non esserne a conoscenza.
Tutta la vicenda è ricostruita qui di seguito nell’intervista che abbiamo realizzato con Marco Marchese.
Come comincia la tua storia?
Sono entrato nel seminario minore nel 1994 perché la mia vocazione era di diventare sacerdote. Avevo 12 anni, frequentavo la seconda media. Avevamo come assistente don Puleo, che allora era diacono. Lui aveva per me molte attenzioni, mi faceva anche dei regali. Poi, ai primi di dicembre, mi fece accomodare nella sua stanza e successe il tutto.
La cosa si ripeté?
Sì, soprattutto nei giorni di pioggia, perché altrimenti preferivo giocare a calcio e non andavo a riposare con lui.
Nessuno faceva caso al fatto che andassi a riposare con lui?
Penso di no, perché capitava che noi ragazzi trascorressimo del tempo in camera sua a chiacchierare. Poi si trattava delle prime ore del pomeriggio, ognuno stava per conto proprio. Questa cosa è durata fino a quando lui, l’anno successivo, è diventato sacerdote e ha lasciato il seminario minore. Il nostro rapporto però è continuato. Lui è diventato il mio padrino di cresima. Io andavo a trovarlo, o in parrocchia o in casa sua.
Lui continuava con le sue attenzioni verso di te?
Sì.
Non riuscivi ad opporti?
La prima volta rimasi perplesso. Era ovviamente la mia prima esperienza sessuale, precocissima e sbagliata. Lui mi diceva che era solo una questione di amicizia, che la nostra era un’amicizia particolare, mi diceva di non parlarne con nessuno perché avrei suscitato delle gelosie, che era normale il nostro comportamento, che era giusto. Io gli credevo. E mi sono affezionato ! a lui. A nche se cominciai subito a star male: mi fu diagnosticata una colite nervosa che mi portai dietro per un bel po’.
Quando hai capito che il vostro rapporto era sbagliato?
Quando sono andato al liceo, una scuola pubblica, perché nel seminario maggiore non esisteva una scuola superiore, e sono entrato in contatto con altri ragazzi e con le ragazze. Allora avevo minori possibilità di passare del tempo con don Puleo, perché ero impegnato in varie attività comunitarie. Succedeva quando lui chiedeva al rettore del seminario, don Gaetano Montana, che mi inviasse nella sua parrocchia, in occasione delle cosiddette giornate per il seminario in cui si fa raccolta di fondi per le istituzioni di formazione sacerdotale, perché altrimenti non ci vedevamo mai. Sicché andavo nella chiesa dove celebrava.
Fino a che età hai dunque mantenuto il rapporto con don Puleo?
Fin verso i 16 anni, perché a quel punto le nostre strade si sono divise: io non volevo più incontrarlo, e anche lui non faceva pressione per vedermi perché, a quanto ho capito dopo, aveva altri ragazzi sotto mano. E in effetti sono venuti fuori i nomi di altri ragazzi vittime delle stesse attenzioni morbose da parte sua.
Ragazzi del tuo stesso seminario?
Sei sì. Del settimo non so nulla di preciso.
In tutti questi anni non ti sei confidato con nessuno?
Mai. Fino a quando uno degli assistenti che mi accompagnavano a Palermo per una delle tante visite a motivo della colite, e che aveva sentito di strani episodi che accadevano in seminario, riuscì a farmi parlare e mi consigliò di parlare subito con il vice-rettore. A me non interessava fare del male a quell’uomo, ma fare in modo che nessun altro ragazzo dovesse più soffrire quello che io avevo sofferto.
E andasti dal vice-rettore?
Sì, il giorno dopo. Mi assicurò che avrebbe parlato con il rettore, che dovevo stare tranquillo, che avrei dovuto pensare agli studi e basta. Non ho! avuto n essun tipo di riscontro. Durante un ritiro spirituale parlai anche con il rettore che mi disse che era stato messo al corrente della mia situazione dal vice-rettore e che avrebbe parlato con il vescovo, monsignor Carmelo Ferraro, tuttora in carica. Io mi fidai. Inoltre, se mi capitava di incontrare don Puleo, erano sempre incontri pubblici, ritiri spirituali, ci si salutava normalmente come se i nostri rapporti in passato fossero stati normali e basta. Nel giugno del 2000 lasciai il seminario.
Quali furono i tuoi passi successivi?
Continuavo ad aspettarmi qualche riscontro alla mia denuncia. Invece non succedeva niente. Allora chiesi un incontro con il vescovo che mi ricevette subito. Stranamente, perché quando eravamo in seminario, se gli chiedevamo udienza, dovevamo attendere a lungo. Il vescovo mi ascoltò e cadde dalle nuvole. Disse che nessuno mai l’aveva informato di quanto era avvenuto. Io gli confidai la mia paura che don Puleo potesse continuare a fare del male ad altri ragazzi. Aggiunsi anche che il sacerdote andava aiutato perché la pedofilia è una malattia. “Cerchi di fare qualcosa”, insistetti, “lei è il padre spirituale di tutti i sacerdoti”. Era anche la massima autorità cui io potessi rivolgermi. Il vescovo mi assicurò che ci avrebbe pensato lui e che dovevo stare tranquillo. Mi licenziò regalandomi un libro. Da allora non ho avuto più notizie dal vescovo, non ho più avuto a che fare con lui. Invece il giorno successivo ebbi notizie da don Puleo, perché si precipitò a casa mia e mi rimproverò aspramente perché gli avevo fatto perdere la fiducia del vescovo.
Dunque il vescovo, in seguito al colloquio con te, l’aveva chiamato?
Sì. Mi disse che il vescovo lo aveva mandato a chiedermi scusa se mi aveva provocato dei turbamenti.
Come si è arrivati alla denuncia davanti all’autorità giudiziaria?
Qualche giorno dopo parlai con il mio parroco, don Giuseppe Veneziano, che tra l’altro era stato suo retto! re quand o don Puleo era in seminario. Si meravigliò del mio racconto, sia perché don Puleo era stimato in diocesi, sia perché il vescovo non gliene aveva fatto parola. Successivamente mi chiamò per dirmi che aveva parlato col vescovo. “Questa storia con don Puleo è acqua passata, ormai sono anni che è successa, tu stai tranquillo, fatti la tua vita, chiudiamola qui”. Intanto però don Puleo continuava a fare il parroco. Era nella parrocchia del Villaggio Giordano, a Palma di Montechiaro.
Neanche un’ammonizione al prete?
Non so che dire. Però, a seguito di non so quali vicende, due anni fa, è stato spostato e gli è stata affidata un’altra parrocchia: non è più a Palma di Montechiaro ma in un piccolo paesino nei dintorni di Agrigento, Sant’Anna.
A causa di altre vicende di pedofilia?
Beh, tre di questi ragazzi sono di Palma di Montechiaro. Qualcuno avrà saputo qualcosa… Ma non posso dirlo con certezza.
Don Gaetano Montana è ancora al suo posto?
Sì, continua a fare il rettore del seminario arcivescovile. Mi chiedo come sia possibile. Altri ragazzi possono passare le stesse mie disavventure e nessuno li difenderà. Dico questo perché, riguardo a don Gaetano, devo aggiungere una cosa. Non avendo raggiunto alcun risultato con i miei colloqui, ho parlato con i miei genitori, i quali hanno contattato un avvocato. Questi, prima di fare l’esposto alla magistratura (presentato poi nella primavera del 2001), ha voluto incontrare il vescovo per capire come mai la massima autorità non avesse preso alcun provvedimento. Il vescovo rispose che lui era super partes, che bisognava prendersela con il prete e che comunque il polverone che sarebbe seguito allo scandalo non conveniva a nessuno.
Dopo la presentazione dell’esposto cos’è successo?
Parlai con il Sostituto Procuratore che chiamò tutte le persone che io avevo citato.
Facesti anche il nome del vescovo fra le persone informate dei fatti?
Sì, e furono chiamate. Ma non so se fu chiamato anche il vescovo. Fui messo a confronto con il parroco, don Giuseppe Veneziano, e con il rettore, don Gaetano Montana. Il parroco inizialmente negò che gli avevo parlato degli abusi subiti. Poi, caduto in contraddizione, si è trincerato dietro il segreto confessionale. Cosa che non sta in piedi: io non mi ero confidato con lui in confessione. Il rettore non negò, anche se disse che non ricordava bene quando gli avevo parlato della mia storia. Alla domanda: “come mai non parlò con il vescovo?”, rispose che era preso da altre cose, c’era da ristrutturare il seminario, e siccome il ragazzo, cioè io, sembrava abbastanza tranquillo, tutta la faccenda si poteva rimandare. Lui parlò con il vescovo quando questi, in seguito al nostro colloquio, lo interpellò.
Qualche giorno fa, il 7 luglio, don Puleo è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione. Finisce qui o farai ulteriori mosse?
Intendo intentare una causa civile contro le persone che hanno un ruolo di responsabilità in situazioni del genere. Certamente il rettore del seminario, ma tanto più il vescovo, il quale, pur non avendo responsabilità penale, è civilmente – e moralmente – responsabile. Avrebbe dovuto prendere provvedimenti che non ha preso. A me non risulta che il vescovo sia mai stato interrogato: attendo di prendere visione di tutti gli atti processuali per averne conferma.
Un’altra cosa che intendo fare, ed è il motivo per cui all’università sto studiando psicologia, è aiutare le persone che subiscono abusi. Per la qual cosa ho già fondato un’associazione, che deve diventare uno sportello di ascolto
Martedì, 13 luglio 2004
Scandalo pedofilia in seminario, choc in
Austria
di Paolo Valentino
Il direttore e il vice dell’istituto si sono dimessi. Sei anni fa il primate di Vienna costretto a lasciare per una vicenda di abusi
martedì 13 luglio 2004 tratto da il Corriere della Sera. Una nota di Giovanni Felice Mapelli.
Nella foto i protagonisti dello scandalo pornografia nel seminario austriaco: mons Kurt Krenn, vescovo di Saint Poelten e mons Capellari
Nella foto i protagonisti dello scandalo pornografia nel seminario austriaco: mons Kurt Krenn, vescovo di Saint Poelten e mons Capellari
Inchiesta su 40 mila foto e filmati trovati nella biblioteca della più conservatrice scuola cattolica per sacerdoti
In apparenza è un seminario. Anzi, il più tradizionalista e ultraconservatore dei seminari cattolici in Austria, luogo di religiosa purezza, preghiera e pio magistero alla cura delle anime, dove volentieri l’anziano arcivescovo Kurt Krenn predicava, bollando con parole di fuoco i rei contro natura.
In realtà, quello della diocesi di Sankt Pölten, ottanta chilometri a Ovest di Vienna, è stato in questi anni un antro di orchi pedofili, teatro di perversioni peccaminose, una Sodoma asburgica dove preposti e seminaristi indulgevano spesso e volentieri in orge omosessuali, giochi erotici e notti scandite da alcol e sesso, al posto delle orazioni. Qualcuno parla anche di parodie naziste e cerimonie ufficialmente esecrate dal Vaticano, come la celebrazione di un finto matrimonio gay, fra due aspiranti preti, officiato dal direttore, inutile precisare tutti in costume adamitico.
C’è ancora del marcio nella Chiesa austriaca. A sei anni dallo scandalo del cardinale Hans Hermann Groer, l’ex primate, morto nel 2003, che era stato riconosciuto colpevole di aver sessualmente abusato di giovani religiosi, una nuova, devastante scoperta scuote le fondamenta del cattolicesimo viennese.
Non più sospetti o bugie di “querulanti ubriachi”, come aveva fin qui sostenuto monsignor Krenn, capo della diocesi incriminata, quando il tema era più volte venuto a galla in passato. Ma un’incredibile documentazione fotografica, scoperta un anno fa nei computer della biblioteca del seminario e ora al vaglio delle autorità di polizia, in attesa della formale apertura di un’inchiesta criminale da parte della magistratura. Almeno 40 mila istantanee e una quantità imprecisata di filmati pornografici, che illustrano con precisione e ricchezza di dettagli gli esercizi, non esattamente spirituali, di Sankt Pölten. Alcune di queste ! comprend erebbero atti sessuali dei preposti con minorenni.
A svelare lo scandalo, il settimanale Profil che nell’edizione in edicola ieri ha pubblicato alcune delle foto, dove i religiosi e i loro allievi vengono immortalati mentre si baciano appassionatamente sulla bocca. Secondo il periodico, l’inchiesta è partita, dopo che diverse immagini e film girati a Sankt Pölten erano apparsi su un sito a luci rosse polacco.
Il direttore del seminario, Ulrich Küchl e il suo vice, Wolfgang Rothe, si sono dimessi, pur protestando la loro innocenza. Su di loro pende l’accusa di pedofilia. La diocesi si è schierata a quadrato in loro difesa. Monsignor Krenn, soprattutto, ha definito gli addebiti infondati, liquidando addirittura le foto, che ha ammesso di aver visto, come “ragazzate”.
Fortunatamente, i vertici della Chiesa viennese sono di ben altro parere. “Tutto ciò che ha a che fare con la pratica dell’omosessualità, non può trovare spazio in un seminario per preti”, recita un comunicato della Conferenza episcopale austriaca, che ha anche annunciato l’avvio di una indagine interna, al termine della quale non è difficile prevedere le dimissioni di Krenn, 68 anni, da vescovo di Sankt Pölten.
E in questo senso si sono già levate diverse voci dall’interno del mondo cattolico: “Krenn è il vero responsabile e deve rispondere di tutto questo davanti alla Chiesa e a Dio”. ha detto Martin Walchhofer, il prelato che supervisiona tutti i seminari austriaci. Anche la politica è intervenuta. “Collezionare materiale pornografico, che coinvolge bambini, non può essere liquidato come una ragazzata”, ha dichiarato Thomas Huber, leader dei Verdi. Un portavoce dell’opposizione socialdemocratica, Hannes Jarolim, ha chiesto al ministero dell’Interno di indagare per favoreggiamento nei confronti dello stesso arcivescovo e aprire una procedura formale.
Secondo Profil una foto documenterebbe la celebrazione del matrimonio gay da parte del rever! endo K Cchl. Il resto del materiale, con le parole del procuratore Walter Nemec, “mostra i seminaristi in situazione perverse con i loro superiori”.
Un seminarista di Sankt Pölten, citato dal settimanale, afferma che “tutti sapevano cosa succedesse da noi, non era possibile ignorarlo, ma nella Chiesa domina un silenzio di piombo, quando si tratta di temi tabù, semplicemente non sappiamo in che modo affrontare correttamente il problema”. Quelli che avevano provato a parlarne direttamente con i due superiori o con Krenn, sono stati subito identificati da loro come nemici e isolati.
Anche la polizia, afferma Profil avrebbe trovato all’inizio grosse difficoltà a rompere il muro dell’omertà di Sankt Pölten, dopo la scoperta del materiale e le prime denunce inviate via email da alcuni seminaristi.
Paolo Valentino
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Un commento di Giovanni F. Mapelli:
Non condivido il tono e l’equiparazione che l’articolo fa tra omosessualità perversione
e l’equiparazione con pedofilia: c’è una CONFUSIONE GENERALE DI CHE SI PARLA?
Anche tra preti consenzienti non è definibile come perversione! (dov’è il rispetto per l’intimità delle persone…?).
IL TABU’DELLA GERARCHIA FOMENTA QUESTE VISIONI MORBOSE SUI GIORNALI LAICI. Vogliono processare i sentimenti? (se non c’è abuso ovviamente)
PER ME E’UN PROCESSO STAMPA, UNA CAMPAGNA DIFFAMATORIA IN GRANDE STILE CONTRO L’OMOSESSUALITA'(nascosta) del CLERO.
Mercoledì, 14 luglio 2004
Pedofilia nella Chiesa Cattolica Italiana
Eccellenza, lei sapeva e taceva.
di Marco Marchese
(ex seminarista del seminario di Agrigento)
Ragazzo abusato in seminario scrive al vescovo di Agrigento.
Da ADISTA n. 54 del 17-7-2004
DOC-1539. AGRIGENTO-ADISTA. Un prete abusa di lui, dodicenne, sessualmente. Nel seminario arcivescovile di Agrigento che si trova nella vicinissima Favara. Per quattro anni. Prende coraggio Marco Marchese e racconta le sue sofferenze al vescovo, mons. Carmelo Ferraro di Agrigento. Vuole che nessun altro bambino o ragazzo debba patire quello che lui ha patito. Quel prete, don Bruno Puleo, è malato, sostiene Marco; lo faccia curare, chiede al vescovo, perché non possa più fare del male. Lo tranquillizza il vescovo: “ci penso io”. Ma l’unica cosa che fa è ‘obbligare’il reo a chiedere scusa all’offeso. E nulla più. Altri sette ragazzi, si viene a sapere poi, hanno subìto le attenzioni e le carezze morbose di don Puleo.
Raccontiamo tutta la vicenda nel numero blu allegato, in un’intervista a Marco Marchese. Qui di seguito, invece, la lettera che Marco ha inviato l’8 luglio al vescovo Ferraro.
Scrivo a lei, Eccellenza reverendissima monsignor Carmelo Ferraro, arcivescovo metropolita della Chiesa Agrigentina.
Scrivo proprio a lei che, una sera di novembre del 2000, ha ascoltato, quasi con indifferenza, il mio racconto. Forse lei non immagina nemmeno quanto mi sia costato, in quell’occasione, rivivere i momenti più brutti della mia vita.
Ma a lei che importa?
Scrivo a lei perché sono addolorato e profondamente amareggiato dal suo silenzio. Non per lei, di cui m’importa ben poco, ma per questa povera Chiesa, che si ritrova ad essere guidata da una persona che non ha saputo dirigere il gregge affidatogli, soprattutto i piccoli e gli indifesi.
Monsignor Wilton Gregory, presidente dei vescovi americani ha detto (la Repubblica, 21 febbraio 2002): “Ciò che abbiamo fatto o non abbiamo fatto ha contribuito all’abuso sessuale di bambini e giovani da parte del clero e di persone all’interno della Chiesa”. Forse si starà chiedendo cosa ha a che fare tutto ciò con lei, si chiederà cosa ha fatto o non ha fatto ed io le voglio subito venire in aiuto. Lei era tenuto come tutti i vescovi diocesani ad informare tempestivamente la Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede delle eventuali accuse di pedofilia contro sacerdoti cattolici. Non sono io a dirlo, ma due documenti tratti dagli Acta Apostolicae Sedis, gazzetta ufficiale della Santa Sede, secondo cui i presuli debbono svolgere indagini nel caso vi sia anche solo il sospetto di pedofilia nei confronti di preti! Lei cosa ha fatto? Mi chiedo: perché lei, venuto a conoscenza di fatti sì gravi non ha preso alcun provvedimento seguendo il monito della Santa Sede? Cosa voleva che accadesse? Che io ritrattassi? Voleva forse recuperare il colpevole? E come? Facendo finta di niente? Lasciando il prete al suo posto, in mezzo alla gente, ai giovani e ai bambini per oltre un anno e mezzo? O voleva forse salvare l’onorabilità dell’istituzione? La piaga all’interno della Chiesa aumenta sempre più, nonostante la Chiesa abbia elaborato strumenti d’intervento a livello locale e universale senza riuscire a utilizzarli! E lo sa perché? Perché chi dovrebbe farlo tace, per paura o meno, si nasconde dietro al silenzio, portando ad una rovina ancora più grande e sono sicuro che se non avessi denunciato il fatto alla Procura, lei se ne starebbe ancora con le mani in mano.
Mi chiedo, però, come mai, in occasione dell’attentato alla chiesa madre di Favara, in particolare per l’incendio del portone principale, lei (Il Giornale di Sicilia, maggio 2000, cronaca di Agrigento) definì il silenzio di chi sapeva come connivenza. E il suo silenzio attorno alla mia vicenda? Come bisogna definirlo? E mi viene da pensare che altre vicende simili alla mia siano state taciute, sotterrate nel silenzio! E chissà quante! Cosa sarebbe stato se non avessi raccontato a nessuno quanto successomi all’età di dodici anni in seminario a Favara? Glielo dico io: avrei continuato a soffrire in silenzio senza però l’amara delusione di vedere le persone che mi hanno ascoltato rimanere con le mani in mano; non avrei richiamato alla mente una vicenda che per me andava cancellata, che per me era troppo pesante. Non avrei avuto la grande delusione di aver accanto persone ipocrite, conniventi e mi fermo qui.
Si ricorda quando nella stessa occasione del portone bruciato ha decretato un anno di preghiera in riparazione del sacrilegio compiuto? Un anno di preghiera, un rosario perpetuo, recitato ventiquattro ore su ventiquattro, perché “tutti siamo responsabili di tutti”, così si leggeva sul giornale.
Le chiedo allora: quanto bisogna pregare per una infanzia bruciata, per un cuore che per sei anni non ha smesso di piangere in silenzio? Bruciare l’infanzia di un ragazzo non è più di un sacrilegio? E quanti rosari perpetui bisogna recitare per i mangia-bambini? E per quelle persone che pur sapendo, compreso lei, hanno fatto finta di niente? Non le viene in mente, al riguardo, la parabola del buon samaritano e soprattutto quelle persone, sacerdote e levita, che vedendo passarono oltre? Lei chi si sente di essere tra queste persone? Forse il buon samaritano? Ad essere sincero non mi importa nulla di quello che si sente. Mi importa dei bambini! Le ho raccontato di me, rivivendo per l’ennesima volta quello che lei, evidentemente, non può capire, quello che non ho mai saputo dimenticare e le chiedo: cosa ha fatto? Mi risuonano ancora le parole da lei pronunciate in occasione dell’abbattimento di alcune abitazioni abusive presso la Valle dei Templi: “Il Vangelo è passione d’amore per la verità. Quando è la dignità di un popolo ad essere compromessa, allora non posso tacere” (Il Giornale di Sicilia, 2 febbraio 2000, cronaca di Agrigento). Sicuramente tra i suoi tanti impegni ad alzare la voce in difesa dei deboli e in difesa della verità, non ha potuto leggere bene la lettera inviata dal santo Padre ai sacerdoti il giovedì santo, laddove affermava la vicinanza a coloro che hanno dovuto subire le conseguenze dei peccati dovuti al tradimento di preti ai loro voti e lo sforzo di rispondere secondo verità e giustizia ad ogni penosa situazione.
Ricordi bene che la dignità umana e la sacralità dei bambini vengono prima di ogni cosa! È questo cui la Chiesa mi ha insegnato a credere, ma evidentemente crediamo o abbiamo conosciuto un Dio diverso. Sì, perché se lei credesse nello stesso mio Dio, Padre, che ama e consola gli afflitti, Figlio, che si fa voce degli ultimi e dei più deboli, e Spirito Santo, che infonde forza e coraggio per sostenere la verità e la giustizia, ne avrebbe lo stesso timore che ne ho io! Avrebbe timore di questo Dio che dice: “Chiunque scandalizza uno solo di questi più piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo un macina d’asino e fosse gettato negli abissi del mare”; “chi accoglie anche uno solo di questi più piccoli in nome mio, accoglie me”; “i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre” (e gridano vendetta agli occhi di Dio). Ne parla tanto il Vangelo che lei instancabilmente annuncia, ma evidentemente del Vangelo si ricorda solo quello che fa più comodo!
Sono convinto che per fare certe scelte e affrontare certi problemi che magari comportano dei rischi per la propria immagine o la mettono in gioco, ci vuole molto coraggio. Penso altresì che, per chi ha un po’di coscienza e di fede, ci vorrà molto più coraggio nel presentarsi dinanzi a Dio che, preti o meno, ci chiederà conto di tutto. Dov’è la sua coscienza? Forse non faccio parte anche io come tanti altri ragazzi (i cui pianti, le cui sofferenze le dovranno pesare) del gregge che è affidato proprio a lei da Dio e dalla Chiesa? Non è lei che se ne deve prendere cura e non è a lei che Dio ne chiederà conto? Forse lei è immune al giudizio di Dio e degli uomini?
Tra le poche persone che mi hanno sostenuto nella mia vicenda vi è il Santo Padre che continua a darmi speranza. Egli che ha rifiutato categoricamente gli infingimenti, le omertà, le complicità. Il papa non ha taciuto!
Mi ritornano alla mente le parole del cardinale Ersilio Tonini secondo cui è meglio avere dieci sacerdoti in meno che averne uno sbagliato. La pedofilia e l’omosessualità vanno affrontati tempestivamente e con fermezza! (Jesus, luglio 2002). Disse altresì che i rettori dei seminari e i direttori spirituali non possono permettersi di lasciar correre!
Non è a lei che la Chiesa chiede e impone di accertare l’integrità dei seminaristi e di quanti si accostano all’ordine sacro? Non è lei che ha ordinato quel giovane prete? Non è stato lei a decidere quali giovani seminaristi dovevano essere assistenti dei ragazzi del seminario di Favara?
Lo sa perché le ho raccontato di me quella sera di novembre? Perché credevo in lei, credevo che lei, quale pastore di questo gregge e difensore dei più piccoli e più deboli, avrebbe ascoltato il mio grido e avrebbe impedito altre “carneficine” di bambini e di sogni!
Concludo, Eccellenza, rinnovando la mia fiducia nella Chiesa di Cristo e a sua Santità Giovanni Paolo II che, rivolto ai giovani riuniti a Toronto, ha avuto il coraggio, ancora una volta, di dire: “Mi vergogno per i preti pedofili e per chi ha coperto con il silenzio questi abomini”.
Possano queste parole risvegliare la sua coscienza, assopita in un torpore durato troppo a lungo.
Marco Marchese
(ex seminarista del seminario di Agrigento)
Mercoledì, 14 luglio 2004
Pedofilia in Austria: denunciato novizio
polacco
AGI On-line
PEDOFILIA, IN AUSTRIA DENUNCIATO NOVIZIO POLACCO
(AGI) – Vienna, 19 lug. – L’inchiesta sullo scandalo a sfondo sessuale scoppiato nel seminario cattolico di Sankt Poelten, a ovest di Vienna, ha portato all’incriminazione di un novizio polacco ventisettenne per reati legati alla pedofilia.
Dall’esame del suo computer personale e’risultato che si era collegato a siti pedofili. Anche dal computer centrale del seminario e’stato scaricato materiale pedofilo, ma gli inquirenti non sono stati in grado di determinare responsabilita’individuali perche’tutti i seminaristi usavano la stessa parola d’accesso. Essi hanno escluso, tuttavia, che il novizio polacco abbia visionato il materiale pedofilo del computer centrale. In relazione al contenuto dei due computer, in una nota la procura parla di “rappresentazioni pornografiche di minori e di pornografia cosiddetta violenta”.
Gli inquirenti hanno disposto il sequestro di otto computer personali e del computer centrale del seminario di Sankt Poelten su richiesta della direzione dopo che, a fine 2003, un tecnico che aveva esaminato il computer centrale per eliminare un problema legato a un virus aveva scoperto che era stato scaricato materiale pedofilo. Questa inchiesta, unita allo scandalo provocato dalle pubblicazione di foto sullo scambio di effusione fra sacerdoti e novizi ha avuto vasta eco fra i cattolici austriaci e determinato richieste di dimissioni per il titolare della diocesi di Sankt Poeltern, monsignor Kurt Krenn.
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191545 LUG 04
AUSTRIA/ SCANDALO SESSUALE SEMINARIO, INCRIMINATO UNO STUDENTE
Si tratta di un seminarista polacco di 27 anni
lunedì 19 luglio 2004 di APC
Un seminarista polacco di 27 anni è stato incriminato per possesso e distribuzione di materiale pedo-pornografico. Lo ha reso noto oggi il magistrato austriaco, Walter Nemec. L’incriminazione è maturata nel corso delle indagini sullo scandalo scoppiato all’interno della Chiesa austriaca in seguito alla pubblicazione di migliaia di foto pedo-pornografiche scattate nel seminario di Saint Poelten, 80 chilometri circa a ovest di Vienna.
Il magistrato ha rilasciato una dichiarazione in cui si precisa che il seminarista polacco, la cui identità non è stata diffusa, ha scaricato “numerose” foto vietate da un sito web localizzato in Polonia.
Anche il cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel ha denunciato apertamente lo scandalo. Schuessel, che ha chiarito di non parlare in virtù del suo ruolo istituzionale ma come credente e cattolico, ha chiesto una spiegazione esauriente sulla vicenda.
Le autorità del posto hanno sequestrato alcuni computer nell’ambito delle indagini al seminario. Sono state trovate almeno 40mila immagini a sfondo sessuale, ma il vescovo Kurt Krenn, responsabile della diocesi, ha giudicato la vicenda “un po’esagerata e montata” nel corso di un’intervista trasmessa dalla tv austriaca. Secondo lui, si è trattato essenzialmente di uno “scherzo di cattivo gusto, una cosa da ragazzini”.
Il vescovo di St. Poelten, che ha respinto la richiesta di dimissioni, ha sottolineato che non esiste “alcuna prova” di atti di omosessualità all’interno del seminario. Nemmeno una foto che mostra il vice-rettore che bacia appassionatamente un seminarista dimostrerebbe alcunché (“Era una festa di Natale, alla fine si sono dati il bacio natalizio, non ha niente a che fare con l’omosessualità” ha dichiarato il porporato).
Eppure il servizio di lunedì 12 luglio dell’autorevole settimanale austriaco Profil, basato anche scoperta di un numero imprecisato di video a sfondo erotico, sembrerebbe dimostrare il contrario. I vertici della Chiesa per la prima volta hanno scoperto il materiale un anno fa su un computer del seminario, ha precisato Profil. In esso figuravano numerose immagini di giovani preti e loro insegnanti che si baciavano e indulgevano in giochi sessuali e orge.
L’organo di stampa ha precisato che il direttore del seminario, il reverendo Ulrich Kuechl, ha già rassegnato le dimissioni e anche il suo vice, lfgang Rothe, le ha sottoposte al suo superiore. “Ho delle responsabilità e me le assumo” ha commentato il vescovo Krenn, ma “non avevo niente a che vedere con queste cose, anche se ovviamente sono di mia competenza”. Il caso ha suscitato molto scalpore nel Paese a maggioranza cattolica, dove i vertici ecclesiastici stanno ancora tentando di superare le divisioni create dalle accuse di molestie nei confronti di studenti minorenni da parte del cardinale Hans Hermann Groer, costretto a rassegnare le dimissioni nel 1995 dall’arcidiocesi di Vienna.
Martedì, 20 luglio 2004
Scandalo pedofilia in Austria
Nominato dal Vaticano un visitatore
apostolico
Di seguito la notizia così come è stata riportata dall’agenzia della CEI SIR e dal sito Tamles.
articolo tratto da TAMLES
Un vescovo ultraconservatore che dichiara un bacio sulla bocca una forma di gioia natalizia… speriamo che riconosca la stessa gioia natalizia in tutte le coppie omosessuali, sarebbe una bella estensione del concetto!
IL CASO – Lo scandalo in un seminario
L´invio da Roma del visitatore apostolico è un atto rarissimo
MARCO POLITI
CITTA´ DEL VATICANO – Un altro colpo per papa Wojtyla. Dopo la serie infinita dei processi per pedofilia nelle diocesi Usa, sono arrivate fino in Vaticano le ondate fangose dello scandalo del seminario austriaco di Sankt Poelten, in Austria, dove gli inquirenti hanno trovato materiale pornografico in quantità industriali mentre sui giornali sono finite le foto del rettore Ulrich Kuechl (dimessosi il 5 luglio) e del vicerettore Wolfgang Rothe, ritratti in atteggiamenti “inequivocabili” ognuno con un seminarista diverso.
Ad aumentare la vergogna sono state le prime dichiarazioni del vescovo di Sankt Poelten, monsignor Kurt Krenn – un ultraconservatore che si è sempre proclamato fedele del pontefice ad oltranza – che aveva definito alla tv austriaca tutta la vicenda “esagerata e montata”, sostenendo che il bacio in bocca del vicerettore Rothe con un allievo (foto pubblicata dal settimanale “Profil”) andava considerato solo un momento di gioia natalizia. “Era una festa di Natale – ha detto testualmente monsignor Krenn – e alla fine si sono dati un bacio. Non ha niente a che fare con l´omosessualità”.
Papa Wojtyla sembra meno tranquillo. Ieri ha inviato ufficialmente nella diocesi un “visitatore apostolico”, l´equivalente di un commissario straordinario, con l´incarico di indagare particolarmente sul seminario, la diffusione di materiale pedo-pornografico (sono stati trovate quarantamila foto e parecchi video), relazioni erotiche ed eventuali abusi sessuali. Per la Chiesa austriaca lo scandalo è una disgrazia che segue di pochi anni l´altro scandalo a sfondo sessuale, che coinvolse negli anni Novanta l´arcivescovo di Vienna cardinale Hans Groer, poi dimessosi nel 1998 e morto ritirato nel 2003. Nei giorni scorsi il cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel aveva dichiarato pubblicamente: “In Austria Stato e Chiesa sono separati, per questo non ho alcun diritto di prendere posizione come cancelliere… ma come credente e cattolico voglio una spiegazione immediata e sincera”.
L´invio di un “visitatore apostolico”, cioè di un alto commissario-inquirente vaticano, è un atto rarissimo. La persona incaricata dal pontefice, mons. Klaus Kung, vescovo di Feldkirch, si è detto consapevole che si tratta di una responsabilità “delicata e difficile”, ma ha sottolineato di voler “procedere in maniera approfondita e immediata per rafforzare la fiducia che i fedeli nutrono nei confronti della Chiesa e del Santo Padre”.
La procura austriaca, dal canto suo, ha già iniziato a indagare. E´ stata annunciata l´incriminazione per possesso di materiale pedofilo e pornografico di un novizio polacco ventisettenne, che peraltro è già stato allontanato dal seminario. In stato di stallo sono invece le indagini su otto altri seminaristi, poiché per ora non è stato possibile scoprire – data la molteplicità di password di accesso – chi abbia effettivamente visionato siti pedofili e pornografici su un computer dove furono trovate scaricate migliaia di immagini porno. “Di questa vicenda – aveva dichiarato una settimana fa alla rivista “News” il vescovo Krenn – alla conferenza episcopale non deve importare un accidente”. Più di quanto potesse tollerare il Vaticano.
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La notizia data dall’agenzia SIR del 20-7-2004
16:56 – ST. PÖLTEN, NOMINA DI MONS. KÜNG, CARD. SCHÖNBORN (VESCOVI AUSTRIA): “PASSO VERSO IL RISANAMENTO DELLA SITUAZIONE”
Il card. Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca, ha definito oggi la nomina di mons. Klaus Küng, vescovo di Feldkirch, quale visitatore apostolico per la diocesi di St. Pölten, un “provvedimento “straordinario e raro”. Il cardinale ha spiegato che il visitatore apostolico, responsabile solo dinanzi al Papa, ha il compito di “informarsi quanto più rapidamente circa tutti gli avvenimenti” a St. Pölten “e di assicurarsi che l’ordine della Chiesa universale venga rispettato e ripristinato all’interno della diocesi e in particolare anche nel seminario”. Con questa nomina papale viene meno anche la commissione d’inchiesta istituita da mons. Krenn, vescovo di St. Pölten, poiché, ha aggiunto il cardinale, “in quanto visitatore apostolico per la diocesi, mons. Küng dispone di pieni poteri anche nei confronti del seminario”. Schönborn ha comunicato che “tutte le decisioni importanti” e le “prese di posizione ufficiali” debbono essere concordate con il visitatore, che dispone di “ampi poteri” durante il periodo di carica. “Penso che ciò sia importante affinché possa lavorare in pace e con decisione”, ha aggiunto. Schönborn ha definito il provvedimento della Santa Sede “un importante passo verso il risanamento della situazione”. “Ormai sappiamo tutti, e percepiamo dolorosamente che un tale risanamento è necessario. Molte persone sono state irritate, deluse, rattristate o furibonde” da quanto avvenuto, ha osservato, pur sottolineando che la reazione della Chiesa austriaca e del Papa sia stata immediata. Il cardinale non ha fatto previsioni sulla durata della permanenza di mons. Küng a St. Pölten: “daremo il nostro sostegno a mons. Küng ed egli stesso troverà molto sostegno nella diocesi”, ha dichiarato. Da parte sua, mons. Küng, ha annunciato che si “occuperà immediatamente del seminario”. Il vescovo ha sottolineato di voler cercare il dialogo con i responsabili, “a partire dai vescovi e da tutti i responsabili della diocesi”. “Interverrò certamente – ha affermato – laddove sia necessario per far sì che vengano esaminati tutti gli eventi e per far chiarezza su quanto accaduto e per decidere il da farsi”.
Giovedì, 22 luglio 2004
Austria: forte aumento uscite dalla Chiesa
cattolica
VIENNA – Chiesa cattolica in Austria soffre in questo momento una pesante emorragia di fedeli, come conseguenza degli scandali sollevati il mese scorso dai presunti rapporti omosessuali e dalle fotografie pedo-pornografiche nel seminario di St.Poelten, nel frattempo chiuso dal Vaticano.
Il quotidiano conservatore di Vienna “Die Presse” ha pubbicato oggi i primi dati ufficiali, relativi al periodo dopo la scoperta degli scandali, sui cittadini che sono andati in comune a farsi cancellare ufficialmente dalle liste della Chiesa cattolica: a Vienna a luglio le uscite sono state del 30% superiori allo stesso mese dello scorso anno.
A St.Poelten, dove aveva sede il “seminario a luci rosse”, l’aumento è stato del 186% (in cifre, 80 fedeli si sono fatti cancellare a luglio 2004, rispetto a 28 del luglio 2003). Il fenomeno avrà poi conseguenze economiche in termini di quote della dichiarazione dei redditi, ma il risultato si vedrà il prossimo anno.
Da SWISSINFO
Mercoledì, 01 settembre 2004
PRETI PEDOFILI
Vaticano sapeva di scandalo St.Polten da anni
Lo sostengono alcuni testimoni in un documentario televisivo
di APC
Roma, 20 ago. (Apcom) – Nel documentario televisivo dedicato allo scandalo del seminario di St. Polten il network tedesco ARD ha intervistato alcuni testimoni, che sostengono all’unaminità una tesi molto scomoda: il vescovo Kurt Krenn (che aveva definito lo scandalo come innocui “giochi da ragazzi”) e degli alti prelati erano a conoscenza delle abitudini del seminario, dei suoi festini omosessuali e delle foto proibite.
Intanto un servizio radiofonico del Suedwestrundfunk sostiene che anche il Vaticano sapesse delle attività omosessuali e questo da almeno due anni.
Nel documentario, che andrà in onda domenica sera, un ex-seminarista racconta per la prima volta le abitudini di St. Polten, ora chiuso dall’inviato del Papa che ha ritenuto obbligatorio un “nuovo inizio”.
Un testimone interno sostiene che la morale all’interno del seminario fosse praticamente assente e che i preti avessero spesso rapporti sessuali con i seminaristi, definiti “carne fresca e giovane”. “Quel posto era come una palude” racconta l’uomo. “E’molto triste”, conclude il testimone, che è stato addirittura minacciato di morte, “che il Vaticano abbia reagito solamente dopo che i media avevano portato alla luce questa sordida situazione”. Il Vaticano quindi, secondo le accuse di molti, avrebbe saputo dei sex party nel seminario, ma non avrebbe fatto nulla per contrastarli.
Già nel 1999 la Conferenza dei Vescovi tedesca aveva dovuto stilare un documento che regolasse i casi riguardanti i seminaristi gay; avevano concordato sul fatto che gli omosessuali potessero diventare preti, a patto di non ammetterlo mai in pubblico e di attenersi severamente alle regole del celibato. Era inoltre vietato frequentare “luoghi disdicevoli” quali bar e discoteche.
Secondo l’indagine del SWR su 27 diocesi tedesche, la maggior parte di esse si sarebbe attenute alle regole per scegliere i futuri preti.
Ma, come fa notare a SWR il novizio Stefan Kiechle, “la tentazione siede nella camera accanto”.
Nel seminario di St. Polten furono ritrovate 40.000 foto pornografiche e svariati filmini, nei quali erano visibili anche dei bambini. Un giovane seminarista è stato condannato a 6 mesi di prigione a causa del possesso di materiale pedopornografico.
Mercoledì, 01 settembre 2004
AUSTRIA: CONDANNA SOFT PER IL
SEMINARISTA CHE SCARICAVA FOTO
PORNO DA INTERNEt
Da Agenzia Adista n° 61 dell’11 settembre 2004
32480. ST. PÖLTEN-ADISTA. Il capro espiatorio è saltato fuori. Il 27enne seminarista polacco Piotr Z., accusato nell’ambito dello scandalo che ha coinvolto il seminario di St. Pölten (v. Adista n. 55 e 57/04) di avere scaricato da Internet 1.700 fotografie pornografiche, tra le quali molte di carattere pedofilo, è stato già processato e condannato a sei mesi di reclusione con libertà condizionata. I giudici sono stati clementi: per questo reato è prevista una pena da uno a due anni di carcere.
Ma lui si è mostrato molto contrito: “Confesso di avere guardato le fotografie – ha ammesso – e me ne pento profondamente”. Il pubblico ministero lo ha anche interrogato sui motivi di un tentato suicidio di qualche settimana fa: “È stato per il dolore, per il rimorso, per il senso di colpa. Mi sono sentito così abbandonato. Non è tanto per me, quanto per la vergogna che ho procurato alla mia famiglia”.
Nel frattempo procede la visita apostolica di mons. Klaus Küng, incaricato dal papa il 21 luglio scorso di condurre indagini e ricerche sul caso, ma la conclusione è ancora lontana, ha affermato il segretario di Küng, Bernhard Augustin. Küng ha smentito intanto la notizia, diffusa dall’emittente televisiva ARD, secondo cui l’attività omosessuale all’interno del seminario (ci sono anche le foto del segretario di Krenn e vicerettore del seminario in ambiguo atteggiamento con il rettore) sarebbe stata nota al Vaticano e alla Conferenza episcopale austriaca già da un paio d’anni. Le prime “indicazioni significative”, ha detto, risalgono al novembre 2003, quando nel corso della ricerca di un virus nel sistema informatico del seminario sono state scoperte immagini pornografiche. E mentre colloqui e ricerche vengono condotte nella massima riservatezza, la rivista ultracattolica Der 13. afferma di aver già raccolto più di 3.000 firme a sostegno del vescovo di St. Pölten Kürt Krenn. “Giustizia per Krenn!”, recita il titolo dell’appello, che verrà inviato al papa.
Venerdì, 29 dicembre 2006
ALLA FINE L’ARCIVESCOVO DI AGRIGENTO, MONS. CARMELO FERRARO,
HA CEDUTO ALLE PRESSIONI DEI MEDIA
da IMG-Press – Il foglio elettronico: http://www.imgpress.it/index.asp “Il segno di Dio – ha spiegato il Papa – è il bambino nel suo bisogno di aiuto e nella sua povertà”. “Egli si fa piccolo per noi”, perché vuole toglierci la “paura della sua grandezza”. “Egli chiede il nostro amore – ha ribadito Benedetto XVI – Nient’altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua volontà”. Ecco, Mons. Ferraro, queste parole sull’infanzia abusata, del Sommo Pontefice l’aiuteranno ad adottare la decisione migliore per il bene della Chiesa.
Alberto Giannino
Presidente Ass. culturale docenti cattolici
Venerdì, 29 dicembre 2006
Il dibattito sulla omelia del predicatore del Papa
Una medicina spirituale per gli abusi
sessuali del clero
Lee Penn confuta la proposta del predicatore apostolico
(Traduzione dall’inglese e riduzione di Fausto Marinetti. Di seguito il testo originale) Ringraziamo il nostro carissimo amico Fausto Marinetti per averci inviato questa sua libera traduzione e riduzione di un articolo pubblicato negli USA in cui si discute della proposta del predicatore del Papa a proposito della pedofilia nella chiesa cattolica. Riprendiamo questo articolo per dimostrare come le questioni sollevate dallo stesso Fausto Marinetti sulla proposta del predicatore del Papa, siano molto più diffuse nella chiesa cattolica di quanto si voglia far credere.
Il testo originale è ripetitivo e per molti versi stucchevole e ciò ha spinto Fausto Marinetti a ridurre il testo tradotto all’essenziale. Riportiamo comunque di seguito il testo originale in inglese.
Premessa
Il predicatore personale del Papa propone una giornata di digiuno per solidarizzare con le vittime degli abusi sessuali da parte del clero (15.12.2006).
Padre Raniero Cantalamessa dice: “La Chiesa ha “pianto e sospirato” in tempi recenti per gli abomini commessi nel suo seno da alcuni dei suoi stessi ministri e pastori. Ha pagato un prezzo altissimo per questo. È corsa ai ripari, si è data regole ferree per impedire che gli abusi si ripetano. È venuto il momento, dopo l’emergenza, di fare la cosa più importante di tutte: piangere davanti a Dio, affliggersi come si affligge Dio; per l’offesa fatta al corpo di Cristo e lo scandalo recato “ai più piccoli dei suoi fratelli”, più che per il danno e il disonore arrecato a noi”.
Nonostante questo, il card. Bernard Law (allontanato dalla diocesi di Boston) resta al suo posto di onore e privilegio come Arciprete della Basilica di S. Maria Maggiore. Altri prelati continuano a coprire il delitto, mentre complici e colpevoli sfuggono alla giustizia civile. Quindi non siamo al “dopo emergenza”, perché lo scandalo persiste.
“Un giorno che predicavo al clero di una diocesi che aveva molto sofferto per questa ragione, mi colpì un pensiero. Questi nostri fratelli sono stati spogliati di tutto, ministero, onore, libertà, e Dio solo sa con quanta effettiva responsabilità morale, nei singoli casi; sono diventati gli ultimi, i reietti… Se in questa situazione, toccati dalla grazia, si affliggono per il male causato, uniscono il loro pianto a quello della Chiesa, la beatitudine degli afflitti e di coloro che piangono diventa di colpo la loro beatitudine. Potrebbero essere vicini a Cristo che è l’amico degli ultimi, più di tanti altri, me compreso, ricchi della propria rispettabilità e forse portati, come i farisei, a giudicare chi sbaglia. C’è una cosa però che questi fratelli dovrebbero assolutamente evitare di fare e che qualcuno, purtroppo, sta cercando invece di fare: approfittare del clamore per trarre vantaggi anche dalla propria colpa, rilasciando interviste, scrivendo memoriali, nel tentativo di far ricadere la colpa sui superiori e sulla comunità ecclesiale. Questo rivelerebbe una durezza di cuore davvero pericolosa”.
Come e quanto siamo lontani dal porre fine allo scandalo! Solo alcuni sono stati smascherati, ma molti hanno evitato la prigione grazie alle autorità ecclesiastiche. Le “gesta” dei pedofili non sono “errori” ma crimini. E mentre il predicatore li ammonisce di non strumentalizzarli con “memoriali” per fini speculativi, pare esortarli a non gettare la responsabilità “sui superiori e sulla comunità ecclesiale”. Non sembra dire nulla ai prelati, che hanno amplificato il crimine con l’omertà e ci fa vedere, che ne negano ancora l’ampiezza e la gravità. Gli avvocati delle vittime replicano, che parole e gesti di contrizione devono essere accompagnati da azioni concrete.
Barbara Blaine, presidente dell’Associazione Survivor Network of those abused by Priests, sostiene che centinaia di prelati hanno favorito migliaia di preti pedofili. Quindi “Solo azioni decise possono tutelare i bambini, non atteggiamenti benevoli. Apprezzeremmo di più interventi papali, disciplinari, adeguati ed efficaci nei confronti dei vescovi”. Per Mary Pat Fox, presidente di Voice of Faithful, le critiche sono un segno di speranza, in quanto i vertici Vaticani stanno comprendendo la gravità della cosa, ma dovrebbero andare oltre punendo i Vescovi che hanno protetto il clero colpevole.
Sono d’accordo: pie parole di pentimento sarebbero insignificanti senza cambiamenti profondi e atti riparatori. Solo con la giustizia le parole diventano efficaci. “L’uomo è giustificato dalle azioni, non dalle intenzioni” (Gc 2,24). Dio dice: “Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni, anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni, e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne” (Amos 5,21-24). “Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso è un abominio per me; non posso sopportare noviluni, sabati, assemblee sacre delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano” (Isaia 1,13-17).
Proposte pratiche
Per pentirsi efficacemente bisogna sostituire alle parole i fatti. Per esempio:
1 Confinare il card. B. Law in monastero per fare penitenza, togliergli cappello cardinalizio e le sue onorificenze;
2 Lo stesso valga per i prelati che hanno favorito o fiancheggiato i preti pedofili;
3 Direttive papali affinché i molestatori si costituiscano all’autorità civile;
4 Sopprimere gli ordini religiosi nei quali si verificano abusi sessuali;
5 Sopprimere i seminari in cui si manifestino tali situazioni;
6 Processare p. Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, e, se colpevole, pubblicare verdetto, motivi e pena canonica, affinché i suoi seguaci non possano più dire di essere stati perseguitati ingiustamente;
7 Investigare i movimenti ecclesiali, Opus Dei compresa, per verificare se si riscontrano abusi sessuali fisici o morali;
8 Pubblicare i nomi dei colpevoli e dei complici (compresi i defunti) alleggerirebbe la discriminazione e vergogna delle vittime e le aiuterebbe a ricostruirsi una vita;
9 I colpevoli dovrebbero laicizzarsi spontaneamente e sollecitare le vittime ad uscire dall’anonimato;
10 Preti e religiosi rinuncino a dispendiose difese legali e a pressioni sui parenti delle vittime, affinché ammettano una presunta corresponsabilità delle stesse. La varie strategie difensive non riescono a dimostrare, che le vittime avrebbero gradito di essere abusate da una organizzazione, che afferma di essere il “Corpo di Cristo in terra”. Non solo avvocati e compagnie assicurative ma anche i prelati sono responsabili di ciò che succede in tribunale.
11 Preti e religiosi smettano di opporsi a nuove forme di protezione legale per ridurre la gravità del delitto;
12 Investigare lo stile di vita del clero e dei religiosi con particolare attenzione ad episodi di omosessualità in occidente e di relazioni eterosessuali o di concubinato nel terzo mondo. Si può liberalizzare il matrimonio dei preti senza cambiare i dogmi. Ma quando la gerarchia occulta relazioni di lunga data di un clero supposto celibe, si fa complice di un’ampia ipocrisia e potrebbe contribuire ad accrescere il numero dei potenziali abusi. Preti e religiosi che vivono relazioni clandestine non sarebbero in grado di denunciare gli abusi perpetrati da loro colleghi.
Nessuno di questi punti intacca i dogmi della dottrina cattolica. Tuttavia, se accolti, indurrebbero i responsabili ad un ritorno alla coerenza evangelica e i colpevoli offrirebbero una giusta riparazione dei loro misfatti, predisponendosi a ricevere la misericordia di Dio.
A parte un miracolo, non credo che quanto auspicato avverrà nel prossimo futuro. Queste proposte, che sarebbero “veri frutti di conversione” (Matteo 3,8), non sono ben accette. Padre Cantalamessa preferisce suggerire pie e devote penitenze, che lasciano il tempo che trovano. Però, il monito del Battista ai farisei potrebbe essere utile per la gerarchia e i suoi difensori: “Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3,10).
CONCLUSIONE
Qualcosa di buono c’è nella proposta di p. Cantalamessa: i giusti possono e devono offrire preghiere e digiuni riparatori, che aiuteranno i colpevoli a ravvedersi. La Chiesa è il corpo mistico di Cristo e, come i malvagi violano tutto il corpo, preghiere e penitenze lo salveranno tutto intero. Inoltre i giusti possono fare molto di più:
1. Offrire tempo, capacità, denaro ai gruppi che sostengono le vittime;
2. Se i difensori della gerarchia minimizzano il delitto non si deve alimentare questa subdola propaganda;
3. Quando la vittima accusa un prete, non si deve presumere che stia mentendo. E’meglio lasciare alle autorità giudiziarie il compito di indagare;
4. Se tutto ciò che riguarda gli abusi sessuali diventa di pubblica ragione e i responsabili vengono rimossi dal ministero, ci saranno conseguenze positive anche per i laici.
Come i colpevoli dovrebbero accettare la pena, così i giusti dovrebbero accettare la penuria di risorse e di preti, la chiusura di seminari e scuole, per soddisfare le esigenze della giustizia. Questi sono gli inevitabili frutti e i risultati della corruzione fuori controllo dei prelati, dei preti e dei religiosi del nostro tempo.
(libera traduzione e riduzione a cura di Fausto Marinetti)
Mercoledì, 03 gennaio 2007
http://www.fisicamente.net/SCI_FED/index-1380.htm

































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