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Rapporto Annuale 2003
Map of Zambia (the Republic of)
Zambia (the Republic of)
Repubblica dello Zambia
Capo di stato e di governo: Levy Mwanawasa
Pena di morte: mantenitore
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato
Restano diffuse le violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia. Lo Stato continua a sottoporre a vessazioni ed intimidazioni coloro che si mostrano critici nei confronti del governo, compresi giornalisti indipendenti. Almeno 25 persone sono state condannate a morte, non vi sono state esecuzioni.
Contesto
Le elezioni presidenziali, parlamentari e locali del dicembre 2001 che secondo osservatori non si sarebbero svolte correttamente, sono state seguite da proteste, durante le quali la polizia avrebbe arrestato 34 dimostranti, rilasciati poco dopo senza accuse. Tre partiti di opposizione, il Partito unito per lo sviluppo nazionale (Upnd), il Forum per la democrazia e lo sviluppo, e lHeritage Party hanno presentato ricorso presso la Corte Suprema sulle elezioni presidenziali, dichiarando che lelezione del presidente Mwanawasa era il risultato di brogli elettorali e corruzione, e hanno chiesto l’annullamento dei risultati elettorali. A fine anno il ricorso era ancora all’esame della Corte.
Siccità, alluvioni, e scarsi raccolti hanno causato gravi carestie per circa 3 milioni di zambiani.
Ordine pubblico
La polizia ha fatto ricorso ad un uso eccessivo della forza per disperdere raduni politici considerati illegali, azioni che hanno provocato gravi feriti tra i dimostranti. Luso di forza eccessiva avrebbe inoltre determinato il ferimento di diverse persone, e il decesso di alcune, durante operazioni di arresto di sospetti. Le persone sospettate sono state regolarmente trattenute oltre il limite legale delle 24 ore. Durante gli interrogatori queste persone hanno inoltre subito torture e maltrattamenti sistematici, mentre i loro familiari, spesso donne e bambini, sono stati detenuti illegalmente dalla polizia per mettere sotto pressione i sospetti e costringerli a costituirsi; alcuni di loro sono stati detenuti oltre un mese. Il sovraffollamento e la carenza di cibo hanno peggiorato le già precarie condizioni carcerarie. È aumentato il numero dei decessi tra i sospetti in custodia.
*A febbraio, Alison Phiri è morto sotto la custodia della polizia dopo essere stato arrestato perché sospettato di furto. L’autopsia ha indicato che egli era stato aggredito e torturato, presumibilmente dalla polizia, durante la custodia. Linchiesta sulla morte di Alison Phiri, annunciata per novembre, a fine anno non era ancora stata avviata.
Libertà di espressione e di riunione
La polizia e i sostenitori del partito al governo, il Movimento per la democrazia multipartitica, hanno continuato a sottoporre a vessazioni coloro che si mostravano critici nei confronti del governo, compresi i giornalisti indipendenti. La polizia ha usato la Legge sull’ordine pubblico per negare in modo arbitrario lautorizzazione a svolgere manifestazioni ai partiti di opposizione e alle organizzazioni non governative.
A ottobre, organizzazioni dei media locali e parlamentari dell’opposizione si sono adoperati per promuovere emendamenti alla legisl’azione sui media al fine di accrescere la libertà dei mezzi di comunicazione. Tuttavia, gli emendamenti sono stati bloccati dal parlamento a novembre. La versione del governo sulle tre leggi- emendamento, vale a dire la Legge Zambia National Broadcasting Corporation, la Legge sulla libertà d’informazione e la Legge sullindipendenza dellautorità di trasmissione, sono tutte passate in seconda lettura in parlamento a fine anno.
*A settembre il direttore del quotidiano Monitor, Arthur Simuchoba, e il giornalista Chali Nondo sono stati accusati di oltraggio alla corte in seguito a un articolo che insinuava che il presidente Mwanawasa avesse aumentato gli stipendi dei giudici della Corte Suprema per ammorbidire i giudici che dovevano valutare ludienza sul ricorso sulle presidenziali.La Corte Suprema ha rigettato la richiesta a novembre.
*In seguito all’ordine del presidente Mwanawasa, il deputato dellUpnd Vitalis Mooya, è stato arrestato a ottobre, accusato di false dichiarazioni allo scopo di procurare allarme, per aver dichiarato apertamente che nel sud dello Zambia la gente moriva di fame in seguito alla carestia alimentare. Il procuratore generale ne ha disposto il rilascio lo stesso mese e tutte le accuse contro di lui sono state archiviate.
Rapporti di AI
Policing to protect human rights: A survey of police practice in countries of the Southern African Development Community (AI Index: AFR 03/004/2002)
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Rapporto Annuale 2003
Map of Yemen (the Republic of)
Yemen (the Republic of)
Repubblica dello Yemen
Capo di stato: Ali Abdullah Saleh
Capo del governo: Abdul Qader Bajammal
Pena di morte: mantenitore
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: firmato
I progressi ottenuti negli ultimi anni in merito alle garanzie legali ed istituzionali hanno subito una battuta darresto in conseguenza del perdurare delle ripercussioni degli attacchi dell’11 settembre 2001 negli Usa. Si sono verificati arresti di massa, che hanno colpito in particolare cittadini stranieri, oggetto di detenzione e deportazione al di fuori degli schemi legali normali. I giornalisti hanno ricevuto intimidazioni perché non divulgassero le notizie sugli arresti; alcuni di loro sono stati arrestati. Torture e maltrattamenti restano molto diffusi. Le condanne a morte continuano ad essere comminate ed almeno dieci sentenze sono state eseguite; si ritiene che siano centinaia le persone in attesa di esecuzione.
Contesto
Nel tentativo di adeguarsi alle pressioni internazionali in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001, il governo ha sacrificato i diritti umani ignorando lo stato di diritto. Nei mesi di marzo e ottobre lo Yemen ha presentato una relazione e un rapporto supplementare al Comitato contro il terrorismo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite elencando le misure che aveva adottato, compresa la ratifica della Convenzione araba per la soppressione del terrorismo e i trattati bilaterali sulla sicurezza. Nei mesi successivi l’11 settembre, le forze di sicurezza hanno effettuato arresti di massa di yemeniti e cittadini stranieri. La maggior parte dei cittadini stranieri sono stati in seguito rimpatriati, mentre i detenuti yemeniti sono rimasti in carcere per motivi non ben definiti senza alcuna accusa e al di fuori del controllo della magistratura.
A giugno AI ha presentato un briefing al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani sul controllo dell’applicazione da parte dello Yemen del Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr). A luglio il Comitato ha pubblicato le sue conclusioni e raccomandazioni. Tra queste, lo Yemen dovrebbe: rivedere la questione della pena di morte; intraprendere misure adeguate per porre termine a punizioni quali amputazioni e fustigazioni; indagare su tutte le denunce di violazioni dei diritti umani; assicurare che tutte le misure decise nel contesto della campagna contro il terrorismo siano pienamente in linea con l’Iccpr; assicurare che la magistratura sia libera da qualsiasi interferenza; e rispettare la libertà di stampa.
In ottobre un membro dell’equipaggio è rimasto ucciso e parecchi feriti quando la Limburg, una superpetroliera francese, è stata speronata da una barca piena di esplosivo al largo della costa dello Yemen. Almeno 20 persone sono state detenute dalle autorità yemenite per essere interrogate in merito allesplosione.
Il 28 dicembre, il vice segretario del Partito socialista yemenita (Ysp), Jarallah Omar, è stato ucciso durante una conferenza del partito Islah a Sanaa, dopo aver tenuto un discorso per conto del Ysp in cui auspicava il dialogo tra le fazioni politiche e rifiutava la violenza. Secondo alcune fonti, uno dei motivi principali della sua uccisione è da ricondursi ai dubbi espressi nei confronti della pena di morte. Secondo quanto riferito, il responsabile dellomicidio è stato catturato e consegnato alla polizia.
Per tutto l’anno sono continuati gli scontri tra le forze governative e i gruppi tribali in diverse parti del Paese.
Arresti politici dopo l’11 settembre 2001
Per tutto l’anno sono continuati gli arresti in seguito agli attacchi dell’11 settembre. Centinaia di persone, la maggior parte cittadini stranieri, sono stati detenuti per parecchi mesi senza accusa né processo, senza poter contattare il Consolato ed isolati dal resto del mondo. Gli arresti sono avvenuti al di fuori del controllo della magistratura come previsto dalla legge e i detenuti sono stati spesso tenuti a lungo in isolamento. Alcuni hanno riferito di essere stati torturati o maltrattati.
Tra le persone prese di mira coloro che erano sospettati di avere legami con lAfghanistan, membri di organizzazioni islamiste e chiunque avesse sollevato il sospetto sulle forze di sicurezza. Il 29 maggio Sheikh Abdullah al-Ahmar, presidente del parlamento yemenita e capo del partito dopposizione Islah, ha riferito come centinaia se non migliaia di persone fossero state arbitrariamente detenute nello Yemen dopo l’11 settembre 2001. Il 30 maggio la polizia ha negato la detenzione di migliaia di membri sospetti della rete al-Qaida, affermando che i detenuti non erano più di 85 e che erano in corso gli interrogatori.
*Ali Mubarak Firas è stato arrestato ad aprile da membri delle forze di sicurezza a Marib, sospettato di legami con al-Qaida. E stato in seguito trasferito a Sanaa per essere interrogato e a fine anno si riteneva fosse ancora detenuto.
*Abdullah Saatar, membro del partito Islah, è stato arrestato il 20 giugno ad al-Daleh da membri dei servizi segreti, un ramo delle forze di sicurezza. Due giorni prima aveva pronunciato un discorso in cui avrebbe criticato governo. È stato rilasciato la sera stessa.
Detenzione indefinita senza accusa né processo
Le garanzie previste dal sistema legale dello Yemen contro la detenzione indefinita sono state ignorate. A fine anno gli imputati per lattacco allincrociatore USS Cole, avvenuto nell’ottobre 2000, erano stati detenuti per oltre due anni senza ricevere unaccusa formale e senza l’assistenza di un avvocato. I ministri hanno informato i delegati di AI che il governo aveva intenzione di processarli ma che il governo degli Stati Uniti aveva espresso obiezioni in merito.
Nessuno degli arrestati dopo l’11 settembre è stato incriminato formalmente né ha potuto contestare la legalità dello stato di detenzione presso un tribunale oltre a poter esercitare il diritto di avvalersi dell’assistenza di un avvocato. Benché i ministri del governo abbiano riconosciuto che ciò costituiva una violazione della legge interna e degli obblighi dello Yemen verso i diritti umani internazionali, hanno dichiarato di non voler processare né rilasciare i detenuti in conseguenza dell’11 settembre.
Deportazione forzata di cittadini stranieri
Sono continuate le deportazioni di massa di cittadini stranieri in seguito all’11 settembre 2001. La maggior parte dei deportati sono stati arrestati a causa della nazionalità, detenuti in incommunicado per settimane o mesi, infine espulsi dopo linterrogatorio. Tra questi, oltre 100 studenti, compresi cittadini di Algeria, Egitto, Francia, Indonesia, Libia, Pakistan, Sudan, Somalia, Regno Unito e Stati Uniti, tutti deportati a gennaio. Secondo la motivazione ufficiale di rimpatrio il loro permesso di soggiorno sarebbe stato scaduto e le scuole islamiche dove essi studiavano erano considerate illegali. Nessuno dei deportati ha potuto contestare la decisione del governo davanti a un tribunale né avvalersi dell’assistenza di un legale.
*Il 31 dicembre 2001 Ali Mikon, un cittadino britannico di 17 anni, con valido visto per motivi di studio, è stato arrestato con altri tre britannici, tra cui un 15enne, in un hotel di Sanaa; tutti e quattro sono stati condotti al quartier generale della Sicurezza Politica dove sono stati detenuti senza accusa fino al 30 gennaio, quando sono stati rimpatriati nel Regno Unito. Durante la detenzione, come per altri giovani cittadini stranieri, sono stati tenuti in celle assieme agli adulti.
Vessazioni e detenzione di giornalisti
I giornalisti critici verso le autorità sono diventati sempre più oggetto di azioni giudiziarie ed arresti. Alcuni hanno subito vessazioni con ammonizioni e minacce per impedire che divulgassero notizie sugli arresti di massa avvenuti dopo l’11 settembre 2001.
*Il 29 aprile Nabil al-Kumaim, corrispondente del giornale del Qatar al-Rayah, è stato arrestato nella sua abitazione di Sanaa per aver scritto un articolo sulla presenza di sostenitori di al-Qaida nello Yemen. È stato riferito che sarebbe stato interrogato circa le sue fonti dinformazione, prima di essere rilasciato alcune ore più tardi.
*Il 4 giugno un tribunale di Sanaa ha condannato tre giornalisti, Abdel Rahim Mohsen, Ibrahim Hussein e Khaled Sulaiman, ciascuno a una pena detentiva di cinque mesi con la condizionale. I tre erano accusati di aver pubblicato alcuni articoli sul quotidiano al-Thawri nel mese di febbraio in cui incitavano a sentimenti irrazionali e settari che mettevano in pericolo lunità del Paese. In seguito ad una manifestazione di protesta, Abdel Rahim Mohsen ed Ibrahim Hussein sono stati rilasciati a luglio a condizione che si sarebbero presentati in successive udienze. Si ritiene che anche Khaled Sulaiman sia stato rilasciato.
Possibili esecuzioni extragiudiziali
A novembre, sei uomini sono rimasti uccisi in unesplosione del veicolo su cui viaggiavano nella provincia di Marib. Uno di loro era ritenuto essere un membro di primo piano di al-Qaida. Amnesty International ha espresso la propria preoccupazione al presidente degli Stati Uniti Bush in merito alla notizia secondo cui i sei erano stati uccisi da un missile lanciato da un aereo controllato dalla Cia (Central Intelligence Agency), Servizi segreti statunitensi. Amnesty International ha scritto anche al presidente dello Yemen chiedendo se le autorità yemenite avessero tentato di arrestare i sei uomini e chiedendo chiarimenti sulla possibile implicazione del governo yemenita nellepisodio. In seguito, è stato riferito che alcuni funzionari erano a conoscenza della collaborazione del governo nelle uccisioni.
Dimostrazioni
Dimostrazioni critiche verso il governo sono state frequentemente interrotte dalla polizia, in alcune circostanze anche con un eccessivo uso della forza.
*Almeno tre persone sono state ferite il 9 aprile dopo che la polizia aveva impedito ai dimostranti di raggiungere il consolato britannico ad Aden per protestare contro le incursioni dIsraele nelle città e nei campi di rifugiati palestinesi. È stato riferito che la polizia ha usato gas lacrimogeni e bastoni e ha sparato in aria per disperdere i dimostranti.
*A luglio la polizia ha arrestato e detenuto per un breve periodo oltre 150 dimostranti che avevano tenuto un sit-in presso un seminario islamico ad Aden per protestare contro il non riconoscimento del governo delle scuole religiose indipendenti.
Tortura e maltrattamenti
Torture e maltrattamenti restano diffusi, e hanno causato almeno un decesso durante la detenzione. Non si è a conoscenza dellavvio di alcuna inchiesta in merito. Le punizioni giudiziarie che prevedono fustigazioni ed amputazioni continuano ad essere comminate.
*A febbraio è stato riferito che un uomo di 19 anni è morto durante la detenzione nella prigione Centrale di Hudayda, a seguito di torture.
*Samir Yahia Awadh, 25 anni, accusato di aver lanciato due granate contro lambasciata statunitense a Sanaa nel mese di marzo, ha dichiarato durante il processo a maggio che la confessione gli era stata estorta con la forza. Sebbene il suo avvocato difensore avesse presentato prove mediche al tribunale secondo le quali Samir Yahia Awad soffriva di schizofrenia, è stato incriminato e condannato a 10 anni di carcere.
*Il processo a due poliziotti accusati di torture e maltrattamenti ai danni di cinque uomini di Shibam, regione di Hadramout, è iniziato ad agosto con grande pubblicità. I cinque uomini erano stati detenuti il mese precedente nella stazione di polizia di Shibam in base ad accuse non note ed è stato riferito siano stati torturati. Due uomini hanno dovuto ricorrere alle cure dellospedale in conseguenza delle ferite subite. Tutti e cinque sono stati poi rilasciati. Non si hanno notizie riguardo al processo a carico dei poliziotti.
*Ad agosto, quattro uomini sono stati condannati allamputazione incrociata (mano destra e piede sinistro) da un tribunale penale di al-Beidha. Ali M. Hassan, Ahmad A. al-Taibi, Naji A. al-Taibi e Mused Saleh erano stati accusati di banditismo, rapimento e di aver formato una banda armata. Un quinto uomo accusato di furto dauto è stato condannato allamputazione della mano destra. Non si è a conoscenza se le punizioni siano state eseguite.
*A settembre un tribunale di Sanaa ha condannato Muhammad Ali al-Sandahi Bayaqa allamputazione incrociata. Era stato accusato di rapina. Non si è a conoscenza se la punizione sia stata eseguita.
Pena di morte
Continuano ad essere emesse condanne capitali e sono state eseguite almeno dieci condanne. Si ritiene che siano centinaia i prigionieri in attesa di esecuzione.
*Ahmad Nasser al-Zaidi è stato condannato a morte il 3 aprile da una corte dappello. Insieme ad altri quattro uomini era stato condannato nel dicembre 2001 ad un periodo di detenzione dopo che erano stati accusati del rapimento di un uomo daffari tedesco nel novembre 2001 a Marib. Ahmad Nasser al-Zaidi era stato inizialmente condannato a 25 anni di carcere mentre gli altri uomini erano stati condannati in contumacia ciascuno a 20 anni di carcere da una corte speciale che si occupava di casi di rapimento di stranieri e di atti di sabotaggio. La corte dappello ha confermato le pene detentive per i tre uomini, rilasciandone un altro.
*Mansur al-Horsome è stato “giustiziato” il 2 febbraio. Era stato accusato dopo un processo iniquo per l’uccisione di sua moglie nel 1993. Pare che il presidente del tribunale fosse un parente della moglie del prigioniero. A Mansur al-Horsome non sarebbe stato garantito il diritto di difendersi adeguatamente, e pare che il suo avvocato avesse perso il suo fascicolo e che non si fosse consultato con lui, né lo avesse tenuto informato sugli sviluppi del caso.
*Ad aprile, la condanna a morte di Fuad Ali Mohsen al-Shahari è stata confermata per la seconda volta dalla corte dappello di Taiz. Egli era stato condannato a morte nel 1996 e la condanna era stata confermata in appello nel 1997. Nel 2000 la Corte Suprema aveva rinviato il caso alla corte dappello. Fuad Ali Mohsen al-Shahari era stato accusato al termine di un processo iniquo per lomicidio di un capitano del dipartimento della Sicurezza Politica. Era stato tenuto in isolamento per parecchie settimane e si riferisce che sia stato torturato per costringerlo a confessare. Si riferisce anche che i testimoni chiave della difesa siano stati intimiditi per impedire loro di testimoniare.
Missioni di AI
Alcuni delegati di AI hanno visitato lo Yemen a febbraio e ad agosto per discutere con le autorità di governo del deterioramento della situazione dei diritti umani in conseguenza dell’11 settembre 2001, per indagare sugli arresti dilaganti, per incontrare le organizzazioni non governative e condurre ricerche.
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