SUDAN, TUNISIA

SUDAN, TUNISIA,

Rapporto Annuale 2003

Map of Tunisia (the Republic of)
Tunisia (the Republic of)
Repubblica tunisina
Capo di stato: Zine El Abidine Ben Ali
Capo del governo: Mohamed Ghannouchi
Pena di morte: mantenitore
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato

Centinaia di prigionieri politici, per la maggior parte prigionieri di coscienza, rimangono tuttora in carcere. Molti sono detenuti da più di un decennio, dopo avere subito processi iniqui. Diversi prigionieri politici, compresi prigionieri di coscienza, sono stati rilasciati con la condizionale prima dei termini previsti. I prigionieri politici rilasciati questanno e negli anni scorsi continuano ad essere sottoposti a una serie di misure amministrative, alcune delle quali arbitrarie, che limitano i loro diritti civili e politici. Nel corso dell’anno diversi oppositori politici del governo, o presunti tali, sono stati imprigionati al termine di processi iniqui. Tra questi, alcuni erano residenti allestero e sono stati arrestati al loro rientro in Tunisia. Le autorità hanno continuato nellopera di repressione dei difensori dei diritti umani e degli attivisti pacifici, e hanno inoltre inasprito le limitazioni poste alle nuove tecnologie di comunicazione ed informatiche. Sono state segnalate torture e maltrattamenti nelle stazioni di polizia, negli edifici della sicurezza di Stato e nelle prigioni; i responsabili generalmente non sono stati assicurati alla giustizia.

Contesto
Diciannove persone, tra cui quattordici turisti tedeschi, sono state uccise durante un attentato alla sinagoga di Djerba, l’11 aprile. Le autorità tunisine hanno inizialmente dichiarato che lesplosione era stata di natura accidentale. A giugno un portavoce della rete al-Qaida ha rivendicato pubblicamente la responsabilità dellattentato.

A seguito dellattentato, il ministro dell’Interno Abdallah Kaabi è stato sostituito da Hedi MHenni mentre Mohamed Hedi Ben Hassine è stato nominato nuovo capo dellagenzia per la sicurezza di Stato.
A settembre la competenza sui diritti umani, in precedenza affidata ad un ministero separato, è stata trasferita al ministero della Giustizia, con la nuova denominazione di ministero della Giustizia e dei Diritti umani.

Il 26 maggio si è tenuto un referendum su alcune proposte di modifica costituzionale. Tali modifiche consentono al presidente Ben Ali, al potere dal 1987, di presentarsi per la quarta volta alle elezioni presidenziali nel 2004 e assicurano al capo di Stato l’immunità da qualunque procedimento di fronte ad un tribunale tunisino, anche dopo lo scadere del suo mandato. Secondo stime ufficiali, largamente contestate, quasi il 96 per cento degli aventi diritto al voto ha preso parte al referendum e più del 99 per cento dei votanti ha approvato le modifiche costituzionali.

Ad ottobre, un settimo partito di opposizione, il Forum démocratique pour le travail et les libertés, Forum democratico per il lavoro e le libertà, è stato legittimato, otto anni dopo la sua formazione.

A gennaio si è tenuto un incontro dellAccordo di associazione tra Unione Europea e Tunisia. Non sono emerse novità riguardanti le misure che le due parti avevano concordato per il miglioramento della situazione dei diritti umani. A marzo il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale si critica la situazione dei diritti umani in Tunisia, e ha inviato una delegazione a osservare lo svolgimento del referendum costituzionale di maggio.

Difensori dei diritti umani e attivisti della società civile
Come negli anni precedenti, i difensori dei diritti umani, gli attivisti della società civile e le loro famiglie sono stati sottoposti a restrizioni arbitrarie e aggressioni o vessazioni da parte della polizia, fino ad arrivare alla violenza fisica. Le manifestazioni pubbliche sono state proibite o disperse dalla polizia, e sono state tagliate le linee telefoniche o interrotti i collegamenti a Internet e la posta elettronica. Molti difensori dei diritti umani e della società civile sono stati oggetto di campagne diffamatorie da parte della stampa controllata dal governo.

Come altre organizzazioni che si sono espresse con forza in favore dei diritti umani, il Conseil national pour les libertés en Tunisie, Consiglio nazionale per le libertà civili in Tunisia, ha dovuto continuare il suo lavoro senza essere legalmente riconosciuto e affrontando numerose restrizioni. Lattività pubblica di alcune organizzazioni legalmente riconosciute, come la Ligue tunisienne des droits de l’homme, La Lega tunisina per i diritti umani, hanno subito gravi limitazioni o sono state proibite.

*Nei mesi di novembre e dicembre diversi membri di una nuova organizzazione, Association internationale pour le soutien des prisonniers politiques (Aispp), Organizzazione internazionale per il sostegno ai prigionieri politici, sono stati aggrediti dalla polizia, o interrogati, ed è stato loro intimato di interrompere la loro attività a favore dei diritti umani. La creazione dellAispp è stata annunciata a novembre, ma le autorità non hanno riconosciuto legalmente lorganizzazione. Ad agosto, Lasaad Jouhri, membro di diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, già prigioniero di coscienza, è stato aggredito da cinque poliziotti in pieno giorno nel centro di Tunisi. Era stato già assalito e minacciato dalla polizia in numerose occasioni a causa delle sue attività in favore di prigionieri politici e prigionieri di coscienza. A dicembre lavvocata Saida Akremi, membro dellAispp e impegnata nella difesa dei diritti umani, è stata aggredita fisicamente allesterno del suo ufficio nel centro di Tunisi assieme al marito e a due dei suoi figli, dopo che diversi membri dellAispp erano stati interrogati dalla polizia che aveva intimato loro di porre termine alle attività.

*Al Centre pour l’indépendence de la justice, Centro per lindipendenza della magistratura, fondato nel 2001 dall’ex giudice Mokhtar Yahiaoui, è stata negata la registrazione formale come organizzazione non governativa. Mokhtar Yahiaoui è stato sottoposto a numerose restrizioni ed intimidazioni, fino allaggressione fisica, da quando è stato sospeso dal suo posto di giudice a seguito della pubblicazione nel luglio 2001 di una lettera aperta al presidente Ben Ali nella quale criticava le interferenze nei confronti dellindipendenza della magistratura. In diverse occasioni nel corso dell’anno gli è stato arbitrariamente proibito dalla polizia aeroportuale di lasciare il Paese.

  • Nel corso dell’anno sono stati proibiti diversi incontri pubblici della sezione tunisina di AI. A settembre Zouheir Makhlouf, membro della sezione, è rimasto in stato di detenzione per quattro giorni, durante i quali è stato interrogato dal Dipartimento della sicurezza di Stato, circa le sue attività allinterno della sezione.

*È stato impedito laccesso a diversi siti web di organizzazioni per la difesa dei diritti umani e di servizi d’informazione indipendenti. Ulteriori restrizioni sono state poste alle tecnologie per le comunicazioni. La comunicazione tramite posta elettronica è stata spesso ostacolata e le linee telefoniche tagliate o deviate. Diverse utenze telefoniche di organizzazioni per i diritti umani e di tunisini residenti allestero sono rimaste irraggiungibili dalla Tunisia per tutto l’anno.

La polizia ha continuato a porre sotto stretta sorveglianza gli uffici degli avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani mentre i loro clienti sono stati spesso interrogati o vessati da agenti di polizia in borghese.

*A giugno, gli uffici dellavvocata Saida Akremi e del suo collega Noureddine Bhiri, impegnati nella difesa dei diritti umani, sono stati messi a soqquadro da aggressori non identificati ed alcuni documenti sono stati rubati. Il fatto si è verificato pochi giorni dopo che un agente di polizia impegnato nella sorveglianza del loro ufficio li aveva avvertiti di cessare le loro attività in favore dei diritti umani.

Tortura e maltrattamenti
Continuano le notizie di torture e maltrattamenti inflitti a prigionieri comuni e politici. Non si è a conoscenza di alcun caso in cui un membro delle forze di sicurezza sia stato processato per avere commesso atti di tortura. Non è stata condotta alcuna indagine sulle denunce di torture commesse durante l’anno o in anni precedenti.

  • Secondo quanto riferito, a giugno, Zouheir Yahiaoui, moderatore di un forum online di discussione ed informazione sulla Tunisia e due suoi colleghi sono stati torturati presso il ministero dell’Interno. Zouheir Yahiaoui, trentaquattrenne nipote dell’ex giudice Mokhtar Yahiaoui, è stato arrestato il 4 giugno a Tunisi. È stato segretamente detenuto per 24 ore al ministero dell’Interno dove è stato sospeso dal soffitto per le mani per diverse ore, ripetutamente, prima di essere interrogato da membri del Dipartimento della sicurezza di Stato. La sera successiva è stato trasferito nel centro di detenzione di Gourjani dove è rimasto ammanettato a una sedia per una notte e parte del giorno successivo e costretto a firmare una falsa confessione. I suoi avvocati sono riusciti a vederlo solo una settimana dopo larresto. È stato accusato di avere diffuso notizie false e di avere fatto un uso scorretto di Internet e condannato a due anni e quattro mesi di carcere, ridotti a due anni in appello.

Decessi durante la custodia di polizia
Decine di persone sono morte nel corso dell’anno mentre si trovavano in stato di detenzione, in alcuni casi pare come risultato di una insufficiente assistenza medica in prigione, in altri in seguito a sciopero della fame. Non risulta sia stata condotta alcuna indagine su nessuno dei decessi.

*Abdelouahab Boussaa, condannato nel 1991 a 16 anni di reclusione per avere fatto parte del movimento islamista non autorizzato al-Nahda, è morto in stato di detenzione il 23 marzo in seguito a uno sciopero della fame che aveva intrapreso per protestare contro le condizioni della sua detenzione.

Processi iniqui
Nel corso dell’anno sono state diverse decine le persone condannate al termine di processi iniqui sia da tribunali civili che militari. Tra queste, anche persone arrestate negli anni precedenti e prigionieri che stavano già scontando una condanna per le medesime accuse. Altri erano tunisini residenti allestero arrestati al loro rientro in Tunisia e processati da tribunali militari per presunte attività terroristiche svolte allestero. Agli avvocati è stato spesso impedito di incontrare i loro clienti e di accedere liberamente alla documentazione sui loro casi.

*A gennaio, Mounir Ghaith, Abdelbasset Dali e Bechir Ben Zayed, tre cittadini tunisini residenti in Italia, sono stati processati da un tribunale militare a Tunisi, assieme ad altri 31 coimputati processati in contumacia. Bechir Ben Zayed è stato condannato a dieci anni di carcere, mentre Mounir Ghaith e Abdelbasset Dali sono stati condannati a otto anni ciascuno. Gli imputati giudicati in contumacia hanno ricevuto condanne fino a venti anni di carcere. Tutti sono stati accusati di appartenere ad una organizzazione terroristica che opera dallestero. Il processo, cui AI ha partecipato in qualità di osservatore, non ha rispettato gli standard internazionali di equità. Ad esempio, la corte non ha tenuto conto che le testimonianze presentate come prova erano state ottenute sotto coercizione. Nessun altro tipo di prova è stato poi prodotto a sostegno delle accuse contro gli imputati.

  • Bechir Saad, un cittadino canadese di origine tunisina, è stato arrestato a giugno e gli è stato notificato che era stato condannato in contumacia a 11 anni e tre mesi di detenzione sotto il nome di Bechir Lahouel. È stato processato nuovamente a settembre e condannato a sette anni e tre mesi di reclusione, ridotti a quattro anni in appello. In seguito alla pressione internazionale, a dicembre Bechir Saad è stato rilasciato.
  • Belgaçem Naouar, zio e presunto complice del principale sospettato per lattentato di Djerba (si veda sopra), Nizar Naouar, morto nellattentato, è stato arrestato ad aprile poco dopo l’accaduto e trattenuto in una località segreta per diverse settimane. A fine anno non gli era stato ancora consentito di incontrare un avvocato, nonostante la richiesta in questo senso presentata da diversi avvocati. Si è temuto che potesse essere torturato o maltrattato.

Prigionieri di coscienza
Diversi prigionieri di coscienza sono stati rilasciati, ma altre centinaia rimangono detenuti, molti dopo essere stati incarcerati fin dai primi anni Novanta. Alcuni prigionieri di coscienza rimangono detenuti in isolamento, qualcuno anche da dieci anni. I prigionieri sono trasferiti da una prigione allaltra, spesso in località lontane diverse centinaia di chilometri dalle loro famiglie.

  • Quattro membri del Parti communiste des ouvriers tunisiens, Partito comunista dei lavoratori tunisini, partito fuori legge, che erano sfuggiti allarresto per quattro anni, sono usciti dalla clandestinità il 2 febbraio. A tutti sono state comminate pesanti sentenze al termine di processi iniqui. Due di loro, Hamma Hammami e Samir Taamallah, sono stati rilasciati con la condizionale a settembre. Ammar Amroussia e Abdeljabbar Maddouri sono stati rilasciati con la condizionale ai primi di novembre.

Ex prigionieri
Gli ex prigionieri, sottoposti a misure che limitano la loro libertà di movimento ed impediscono il loro reintegro nella società, non possiedono generalmente alcun mezzo legale per ottenere giustizia. A molti ex prigionieri rilasciati negli ultimi anni continua ad essere impedito di intraprendere o continuare gli studi universitari.

  • Il giornalista Abdallah Zouari è uscito dal carcere a giugno dopo undici anni di reclusione. È stato nuovamente arrestato il 19 agosto e rinviato in custodia dopo che aveva presentato appello contro la decisione del ministero dell’Interno che gli ordinava di trasferirsi dalla sua casa di Tunisi alla città di Khariba-Hassi Jerbi nel sud della Tunisia. Il 23 agosto Abdallah Zouari è stato condannato a otto mesi di carcere al termine di un processo iniquo, per non essersi adeguato al controllo amministrativo. È stato rilasciato con la condizionale in seguito ad una campagna per il suo rilascio organizzata su scala nazionale, ma continua a rimanere sotto stretta sorveglianza di polizia.

Organizzazioni intergovernative
A giugno, il Comitato delle Nazioni Unite per leliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne ha esaminato il terzo e il quarto rapporto periodico sulla Tunisia. Il Comitato ha sollecitato la .Tunisia ad assicurare che la violenza contro le donne sia perseguita e punita e che le donne vittime di violenze ricevano immediata protezione e siano risarcite.

Nelle osservazioni conclusive sul secondo rapporto periodico sulla Tunisia, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dellinfanzia ha espresso la propria preoccupazione perché la libertà di espressione ed associazione dei bambini non sono completamente garantite nella pratica comune. Il Comitato si è detto anche estremamente preoccupato per le denunce di violazioni del diritto dei bambini a non essere sottoposti a tortura o ad altro trattamento o punizione crudele, disumana o degradante […], con particolare riferimento ai figli dei difensori dei diritti umani e degli oppositori politici. Il Comitato ha indicato come lo Stato parte non sia riuscito a garantire una protezione efficace ai bambini e ai giovani in riferimento alla detenzione di minorenni assieme ad adulti, allorigine di abusi sessuali e di altri maltrattamenti.

Il Relatore speciale delle Nazioni Unite per la promozione e protezione del diritto alla libertà di opinione ed espressione, il Rappresentante speciale del Segretario Generale per i difensori dei diritti umani e il Relatore speciale sulla tortura non hanno ricevuto alcuna risposta alle loro rispettivamente richieste di visitare il Paese del 1999, 2001 e 2002.

Missioni di AI
Nei mesi di settembre ed ottobre alcuni delegati di AI hanno visitato la Tunisia e hanno espresso le proprie preoccupazioni ai funzionari ministeriali. Alla fine dell’anno non avevano ricevuto alcuna risposta in merito ai casi citati.

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Rapporto Annuale 2003

Map of Sudan (the Republic of the)
Sudan (the Republic of the)
Repubblica del Sudan
Capo di stato e del governo: Omar Hassan Ahmad al-Bashir
Pena di morte: mantenitore
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: firmato

Sono stati commessi abusi dei diritti umani su vasta scala connessi alla guerra, fino al cessate-il-fuoco siglato a ottobre. Le forze governative, lEsercito popolare di liberazione sudanese (Spla) e le milizie alleate di entrambe le parti hanno ucciso, rapito e stuprato civili, distrutto case e villaggi nonché ostacolato l’arrivo di aiuti umanitari. Per tutto l’anno a Darfur, nel Sudan occidentale, civili sono stati feriti o uccisi in attacchi ai villaggi ad opera di gruppi armati. Sono decine di migliaia i sudanesi sfollati che rischiano la fame a causa del frequente razionamento o interruzione degli aiuti alimentari. Nelle zone controllate dal governo, le forze di sicurezza hanno arrestato ed intimidito difensori dei diritti umani ed oppositori politici. Molti dei detenuti sono stati tenuti per lunghi periodi in incommunicado, senza accusa né processo e diversi sono stati torturati. Sono state riferite almeno 40 esecuzioni, mentre sono state comminate più di 120 condanne a morte. Decine di sudanesi sono stati condannati a punizioni crudeli, inumane e degradanti, come fustigazione ed amputazioni. I processi sono stati spesso sommari e palesemente iniqui. Nella regione di Darfur tribunali speciali hanno continuato ad imporre condanne a morte a seguito di processi sommari.

Contesto
È proseguito il cammino verso la pace. Il governo sudanese e lSpla hanno aderito ad un piano di pace in quattro punti proposto dallinviato speciale statunitense per la pace. A seguito di tale accordo a gennaio è stato stabilito un cessate-il-fuoco monitorato a livello internazionale ed in seguito rinnovato a luglio, per l’area delle Montagne della Nubia. A marzo il governo e lSpla hanno firmato un accordo, anche questo monitorato a livello internazionale verificato, che li obbliga a non attaccare obbiettivi civili. Una commissione internazionale si è insediata per indagare sulla schiavitù in Sudan e ha pubblicato un rapporto a maggio. In aggiunta, le parti si sono accordate per permettere alle organizzazioni umanitarie di svolgere programmi sanitari nelle zone di tranquillità.

Tuttavia, tali accordi non sono stati sempre rispettati. Sono infatti continuati gli attacchi contro i civili e le violazioni del diritto umanitario internazionale. Sono stati registrati combattimenti nelle aree petrolifere tra le forze governative e le milizie di ambo le parti, lSpla e il Fronte popolare democratico sudanese/Forza di difesa del Riek Machar, che a gennaio si è alleato con lSpla.

Nel Sudan orientale lopposizione armata al governo è stata guidata dallAlleanza democratica nazionale, una forza capeggiata da otto partiti del Nord alleati con lSpla. Anche gruppi armati eritrei si sarebbero scontrati con le forze governative sudanesi.

Il 20 luglio, il governo e lSpla hanno firmato un protocollo di pace sotto legida dellAutorità inter-governativa per lo sviluppo (un raggruppamento regionale dellUnione Africana) e mediatori internazionali a Machakos, in Kenya. Il processo di pace si è interrotto quando lSpla ha occupato Torit, in Equatoria, il 1° settembre e il governo ha proibito i voli verso lEquatoria. Il processo di pace è poi ripreso quando il governo ha rioccupato la città, a ottobre. Il 17 ottobre ambo le parti hanno siglato un cessate-il-fuoco e il 26 ottobre un patto per consentire alle organizzazioni internazionali di prestare aiuti umanitari. A novembre governo e Spla hanno firmato una Dichiarazione dintenti.

Le organizzazioni della società civile hanno protestato per esser state escluse dai colloqui di pace. Nonostante il protocollo di Machakos faccia riferimento ai diritti umani, questi continuano ad essere violati o limitati da ambo le parti. A dicembre il governo ha prorogato lo stato demergenza.

Ad aprile la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani ha prolungato il mandato del Relatore speciale per i diritti umani in Sudan che a ottobre ha visitato il Paese. A settembre il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dellinfanzia ha preso in esame il secondo rapporto periodico del Sudan.

Uccisioni illegali
Secondo quanto riferito, sia le forze governative sia i gruppi armati hanno attaccato civili indiscriminatamente ed intenzionalmente e hanno compiuto esecuzioni extragiudiziali nellambito della guerra civile. Sono stati riferiti almeno 85 episodi di bombardamenti aerei o di attacchi ad obiettivi civili da parte di aerei Antonov ed elicotteri da combattimento delle forze governative. Più di 470 civili sarebbero stati uccisi a maggio dallEsercito di resistenza del Signore (si veda Uganda).

A dicembre, la prima indagine condotta sulla base dell’accordo di marzo per fermare l’uccisione di civili ha concluso che il governo non aveva colpito deliberatamente civili durante un attacco a settembre in cui erano morti 12 persone. Il rapporto inoltre riferisce che lSpla ha impiegato armi pesanti nei pressi di aree civili.

*Il 21 febbraio un elicottero governativo ha ucciso 24 civili a Bieh, ferendone molti altri ed ostacolando una operazione di distribuzione di cibo ad opera del Programma alimentare mondiale (Wfp). Lattacco ha avuto luogo nonostante il governo avesse autorizzato a Bieh per quello stesso giorno loperazione del Wfp, con la protezione di Operation Lifeline Sudan, l’organizzazione preposta alla protezione dei civili nel Sudan meridionale. Il governo ha annunciato unindagine, i cui risultati a fine anno non erano ancora stati resi noti.

*Le forze dellSpla avrebbero compiuto esecuzioni sommarie di alcuni soldati governativi prigionieri, dopo aver preso il controllo di Torit, ai primi di settembre.

*Uomini armati di gruppi nomadi hanno attaccato decine di villaggi in Darfur, ferendo ed uccidendo decine di civili; in maggioranza di etnia fur, distruggendo case e magazzini e restando di fatto impuniti. Ad aprile un gruppo armato ha attaccato il villaggio di Shoba, uccidendo 17 persone. Almeno otto abitanti del villaggio, tra cui alcuni che avevano protestato con le autorità per lattacco sono stati arrestati. Sono stati trattenuti fino a sette mesi senza accuse prima di essere rilasciati.

Sfollati
Gli attacchi ai civili e le distruzioni di case, mandrie e raccolti hanno determinato decine di migliaia di sfollati, molti dei quali non hanno potuto essere raggiunti dalle agenzie umanitarie a causa dei divieti imposti dal governo ai voli umanitari o alla mancanza di sicurezza.

*Ad agosto le agenzie umanitarie hanno riferito che circa 127.000 sfollati a causa dei combattimenti nel Nilo Superiore occidentale, sono fuggiti nei distretti Gogrial e Twic nello Stato settentrionale di Bahr al-Ghazal. Il loro arrivo ha accresciuto la pressione su una situazione alimentare già precaria.

Tortura
Continuano ad essere riferiti casi di tortura ad opera di membri delle forze di sicurezza.

*Secondo quanto riferito, quattordici studenti dellUniversità di Bahr al-Ghazal, a Khartoum, che erano stati arrestati dopo le violente manifestazioni di ottobre, sono stati picchiati con dei tubi e sbarbati contro la loro volontà mentre erano in custodia. Gli arresti sarebbero stati la conseguenza di un precedente scontro violento tra studenti e due agenti della sicurezza del campus, che la polizia aveva represso con luso di lacrimogeni e pallottole di gomma.

*Yaser Mohamed al-Hassan Osman, assistente presso la Facoltà di medicina dellUniversità di Khartoum, è stato arrestato il 26 ottobre e trattenuto per due giorni. Secondo quanto riferito, durante larresto è stato picchiato da membri delle forze di sicurezza con una barra di metallo fino a fargli perdere conoscenza. Dopo il suo rilascio ha avuto bisogno di cure intensive presso lospedale di Khartoum. Era stato arrestato assieme a decine di studenti dopo i violenti scontri del 22 e 23 ottobre tra gli studenti dellUniversità di Khartoum e la polizia antisommossa armata di bastoni e pallottole di gomma.

Pena di morte
Sono state riferite almeno 40 esecuzioni ed almeno 120 nuove condanne a morte. Più di 90 sentenze capitali sono state comminate al termine di processi iniqui da parte di Tribunali Speciali nella regione di Darfur. Questi Tribunali, istituiti nel 2001 con un decreto presidenziale per combattere i reati connessi al banditismo armato, hanno comminato condanne capitali ed altre pene crudeli, inumane e degradanti al termine di processi sommari di fronte a giudici militari, dove agli accusati è stato spesso negato il diritto alla difesa.

*Il 17 luglio, ottantotto persone sono state condannate a morte con accuse quali omicidio, rapina a mano armata e disturbo della quiete pubblica da un Tribunale Speciale di Nyala, nel Darfur meridionale. Secondo alcune fonti, tra queste vi erano anche due ragazzi, Gadim Hamdoum Hamid e Kabashi Alayan, entrambi di 14 anni. Trentasei dei circa 130 imputati, in gran parte di etnia rizeigat, hanno dichiarato di essere stati picchiati con il calcio di un fucile e dei tubi, mentre erano in detenzione cautelare a giugno. I loro avvocati si sono ritirati quando il tribunale non ha acconsentito a un perizia medica. Il loro caso è in appello.

*A novembre, lultimo grado dappello di Mohamed Ibrahim, Sadul Adam Abdelrahman, Abdullah Rabhi, Mohamed Hamid Ahmed e Mohamed Issa Tiue, condannati allamputazione incrociata, è stato respinto. Erano stati riconosciuti colpevoli di rapina a mano armata nel 1999, al termine di un processo iniquo a Nyala, in Darfur, dove sarebbe stata loro negata la difesa.

*La condanna a morte per lapidazione comminata da un tribunale penale di Nyala, a Abok Alfa Akok, una non-musulmana di etnia dinka, è stata ridotta in appello, a febbraio, ad una pena di 75 frustate. La condanna è stata eseguita immediatamente.

Diritti delle donne
Le donne continuano ad essere stuprate e rapite nellambito della guerra civile. I sospettati di violenza sessuale non sono stati assicurati alla giustizia. Nelle zone controllate dal governo alcune donne sono state condannate a pene crudeli, inumane e degradanti per adulterio, reato per il quale gli uomini coinvolti restano normalmente impuniti. Nel nord del Paese, le donne continuano a subire intimidazioni e maltrattamenti da parte della polizia, in base alla Legge sull’ordine pubblico che limita alle donne la libertà di movimento, di comportamento e di abbigliamento.

*A novembre almeno 14 donne del villaggio di Munwashi, vicino Nyala in Darfur, sono state accusate di adulterio e condannate a 100 frustate ciascuna. Altre tre donne della stessa zona sono state arrestate per adulterio, ma a fine anno non si sapeva ancora se fossero state portate in giudizio.

Detenzione in incommunicado senza accusa
Decine di oppositori politici del governo sono stati arrestati dalle forze di sicurezza. Molti sono stati trattenuti in incommunicado per periodi prolungati senza accusa né processo.

*A ottobre nove dipendenti pubblici di etnia dinka, tra cui Garang Wek Atheny e Gabriel Akol Akol Kuc e Ahmad Labuo, un mercante, sono stati arrestati da agenti dei servizi segreti militari ad Awell, capitale dello Stato di Bahr al-Ghazal. Sono stati rilasciati il 12 dicembre dopo 53 giorni di detenzione in incommunicado.

*Hassan al-Turabi, ex leader e portavoce del Congresso popolare nazionale (Pnc), è rimasto in carcere per tutto l’anno. Ad agosto la Corte Costituzionale ha stabilito che la sua continuata detenzione era incostituzionale, ma un Decreto presidenziale demergenza ne ha immediatamente prolungato la detenzione per un altro anno. Più di 30 altri appartenenti al Pnc arrestati tra maggio e settembre, a fine anno erano ancora in carcere senza accusa né processo.

Rapimenti e schiavitù
Una commissione internazionale di eminenti personalità guidata dagli Stati Uniti, istituita nel dicembre 2001 per indagare sulla schiavitù, i rapimenti e la servitù forzata, ha pubblicato un rapporto a maggio. La commissione ha riscontrato che alcuni casi di rapporti di sfruttamento rientrano nella definizione di schiavitù espressa nelle convenzioni internazionali e ha formulato alcune raccomandazioni al fine di porre termine alla stessa. Il governo ha continuato a negarne lesistenza.

Il Comitato per lo sradicamento dei rapimenti di donne e bambini, istituito dal governo nel 1999, è stato posto sotto la dipendenza diretta del Presidente. Il Comitato ha dichiarato di essere riuscito a liberare 150 persone rapite. Tuttavia non si è avuta notizia di sospettati di rapimento portati in giudizio.

Limitazioni alle libertà di espressione e di associazione
Nonostante alcune deroghe alla limitazione delle attività politiche ed un annuncio del governo che a dicembre 2001 dichiarava di voler togliere la censura sui media, il governo e le forze di sicurezza ha continuato a limitare le libertà di espressione e di associazione. Le autorità hanno usato particolari articoli del codice penale, restrittivi o molto vaghi, nonché la Legge sulla stampa del 1999 per arrestare giornalisti e direttori e porre sotto sequestro, multare o sospendere giornali. Sono state imposte sanzioni per aver scritto o pubblicato articoli critici sul governo o per aver commentato una vasta gamma di problematiche come lAids o la circoncisione femminile.

*A febbraio, i Fratelli Repubblicani, recentemente registrati ai sensi della Legge sulle associazioni politiche, si sono visti rifiutare il permesso di tenere un meeting dai servizi di sicurezza di Khartoum, programmato per commemorare lanniversario dell’esecuzione del loro leader spirituale, Mahmoud Mohamed Taha, avvenuta nel 1985.

*A settembre, Osman Mirghani, un redattore del quotidiano di Khartoum Al-Ray al-Am, è stato arrestato dalle forze di sicurezza a seguito di una intervista alla televisione del Qatar al-Jazeera, in cui criticava il governo sudanese per aver abbandonato i negoziati di pace. È stato trattenuto due giorni per essere interrogato, poi rilasciato senza accusa.

Dichiarazioni di AI
Sudan: Human Rights Agenda for Lasting Peace (AI Index: AFR 54/018/2002)

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Autore: uniusrei x brotherhood universal

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