Tradizioni di Natale raccontate dalla mia mamma

Nel nostro paese come un po’ ovunque ci sono tradizioni che caratterizzano il nostro Natale e lo rendono leggermente diverso da quello di altri luoghi , si nel campo culinario che per ciò che riguarda gli usi e i costumi .

Una volta le tradizioni erano avviate dall’ arrivo degli zampognari i quali con la loro musica portavano tanta dolcezza ; oggi la presenza di questi simpatici personaggi è sempre più rara e il clima Natalizio è dato

Dall’addobbo di vetrine e balconi .

Delle tante tradizioni in uso solo alcune sono state tramandate . Possiamo ricordare quella relativa alla festività

Dell’ Immacolata che consiste nel mangiare a pranzo le cosiddette “ fcazzedd” (focaccine) mentre la sera della vigilia si cena a base di pesce e panzarotti .

La sera del 16 dicembre , invece sono mantenute in uso le toccatele (i taccuaredd) . In questa sera , infatti, tutte le campane suonano a festa per annunciare al popolo che inizia la novena del Santo Natale. Un tempo quando

Suonavano le taccuarelle le famiglie incominciavano a riunirsi ed a impastare i dolci tradizionali: cartedt ,

petue ,calzgerr ,mestazzul .

Questi dolci venivano servite la sera stessa del 16 dicembre ,occasione in cui ci si scambiava l’ augurio

Detto”Permillian” cioè per mille anni.

Tradizione antichissima, ma ormai in via di estinzione è quella di “Ce ttène farine chà trombe” nella notte tra il 23

E il 24 Dicembre , alcuni fornai giravano per il paese gridando “Sia lodato Gesù e Maria :\cè tèen farine chà trombe \e cudde chà nònne tèene \uaiéute ù Santissime sacramende” che significa “Sia lodato Gesù e Maria ; chi tiene farina, che la impasti , e chi non ne ha , lo aiuta il Santissimo Sacramento”.

Si pensa che un tempo questa tradizione servisse ad annunciare l’apertura dei forni ad un’ora insolita ed inoltre, era un conforto per i poveri che dovevano accontentarsi dell’aiuto del Santissimo Sacramento .

È rimasta quasi invariata la tradizione relativa al pranzo della vigilia di Natale , caratterizzato dalla presenza di capitone , pesci frutti di mare , latte di mandorla e torrone , il tutto innaffiato da un ottimo vino spesso preparato dai contadini locali.

Per attendere l’inizio della funzione religiosa si usava giocare al gioco dell’oca e alla tombola . Un’altra tradizione conservata gelosamente dai cittadini grumosi è quella del falò acceso nel pomeriggio della vigilia intornoal quale le nonne incantavano i nipotini e spiegavano che il fuoco serviva a riscaldare i panni che dovevano avvolgere il Salvatore.

Tradizioni natalizie

Le tradizioni natalizie a Grumo ricordano la novena notturna.

La sveglia avveniva molto presto poiché la messa iniziava alle 5:00.

Durante la vigilia di Natale si mangiava solo la sera perché durante la giornata si osserva il digiuno. I piatti tradizionali erano: il ciccio, baccalà fritto, alici, sarde e le pettole. Come dolce si preparavano le cartellate, e dei panzerottini ripieni di pasta di mandorla. Tutto innaffiato dal liquore di limone fatto in casa (rosolio).

Il giorno di Natale era d’obbligo il ragù di agnello, poi coniglio arrosto, con contorni e infine frutta secca. L’avanzo costituiva la cena con l’aggiunta di focaccia e pane fatto in casa.

L’albero non era bello,alto, folto, come quello che vediamo oggi, ma veniva rappresentato da un ramo di pino con sopra dell’ovatta e con mandarini e caramelle che poi venivano distribuite ai bambini.

Forse pensando a quel Natale un po’ di nostalgia prende i cuori dei nostri nonni, poiché la semplicità il senso, della famiglia, l’unione e la pace regnavano ovunque.