Mailing list – 14 aprile 2003
Jesus had thought not to protect Warsaw (due to abortion) from Hitler
that by using explosive and incendiary bombs he could have incinerated the city
but, Saint Faustina Kowalska averted that threat
What will happen to us today because of LGBTs and Darwin monkeys if world war breaks out?
hitler, sodom, warsaw
Gentile lettore,
dopo tutto quanto si e’ visto, letto e udito sulla guerra in Iraq, si puo’
capire facilmente che le persone siano stanche ed/o “ingolfate” da tanta
informazione in merito. Crediamo utile, pero’, ricordare alcune lezioni che
possiamo trarre da tutto questo: la necessita’ della conversione del cuore a
Dio, perche’ il mondo possa ottenere la “vera pace”, come ha ribadito
Giovanni Paolo II; e che, secondo lo stesso Pontefice, “nessun movimento per
la pace e’ degno di questo nome, se non condanna e non si oppone con la
stessa forza alla battaglia contro la vita nascente” (Münster, I maggio
1987).
Infatti, il peccato dell’aborto attira la collera di Dio in modo
particolare. Vediamo due brani del “Diario” di Santa Faustina Kowalska
(Libreria Editrice Vaticana, 2001) su questo argomento:
“Un giorno Gesu’ mi disse che avrebbe fatto scendere il castigo su di una
citta’ (1), che e’ la piu’ bella della nostra Patria. Il castigo doveva
essere uguale a quello inflitto da Dio a Sodoma e Gomorra (2). Vidi la
grande collera di Dio ed un brivido mi scosse, mi trafisse il cuore. Pregai
in silenzio. Un momento dopo Gesu’ mi disse: “Bambina Mia, unisciti
strettamente a Me durante il sacrificio ed offri al Padre Celeste il Mio
Sangue e le Mie Piaghe per impetrare il perdono per i peccati di quella
citta’. Ripeti cio’ senza interruzione per tutta la S. Messa. Fallo per
sette giorni”. Il settimo giorno vidi Gesu’ su di una nuvola chiara e mi
misi a pregare perche’ Gesu’ posasse il Suo sguardo sulla citta’ e su tutto
il nostro paese. Gesu’ diede uno sguardo benigno. Quando notai la
benevolenza di Gesu’, cominciai ad implorarne la benedizione. Ad un tratto
Gesu’ disse: “Per te benedico l’intero paese” e fece con la mano un gran
segno di croce sulla nostra Patria. Vedendo la bonta’ del Signore, l’anima
mia fu inondata da una grande gioia.” (cfr. op. cit., pag. 22-23)
(1) Nota dell’Editore: “Probabilmente si trattava di Varsavia che era
considerata la piu’ bella citta’ della Polonia” (nota 51, pag. 22).
2) Nota dell’Editore: “Come Sodoma e Gomorra furono distrutte del fuoco
caduto dal cielo (cfr. Gen 19, 24), cosi’ le citta’ polacche e specialmente
Varsavia furono in realta’ gravemente distrutte durante la seconda guerra
mondiale dalle bombe dirompenti e incendiarie. A questo proposito il
direttore spirituale di Santa Faustina, Don M[ichele]. Sopocko, durante la
deposizione testimoniale, ha fatto la seguente dichiarazione: ‘Aveva scritto
inoltre nel Diario che Gesu’ le aveva detto che avrebbe distrutto come
Sodoma une delle piu’ belle citta’ della nostra patria a causa dei peccati
che ci si commettevano. Quando in seguito dopo aver letto il Diario le
chiesi chiarimenti su tale questione, confermo’ che le cose stavano cosi’.
Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione,
rispose che CIO’ SAREBBE AVVENUTO SOPRATTUTTO PER L’UCCISIONE DEI BAMBINI
NON FATTI NASCERE, essendo questo il piu’ grave peccato che vi si
commetteva’” (Summ., p. 95 inizio, paragrafo 251, ad 54). (nota 52, pp.
22-23)
14.IX.37: “(…) sono stata presa da dolori cosi’ violenti, che / ho dovuto
mettermi immediatamente a letto. Ho continuato a torcermi fra gli spasimi
per tre ore, cioe’ fino alle undici di sera. Nessuna medicina mi ha giovato;
quella che prendevo la rigettavo. In qualche momento a causa dei dolori ho
perso la conoscenza. GESU’ MI HA FATTO CONOSCERE CHE, IN QUESTO MODO, HO
PRESO PARTE ALLA SUA AGONIA NELL’ORTO DEGLI ULIVI E CHE EGLI STESSO AVEVA
PERMESSO QUESTE SOFFERENZE IN RIPARAZIONE A DIO PER I BAMBINI UCCISI NEL
GREMBO DI CATTIVE MADRI. Questi dolori mi sono capitati gia’ tre volte.
Cominciano sempre alle otto e durano fino alle undici di sera. Nessuna
medicina riesce ad attenuarmi queste sofferenze. All’avvicinarsi delle
undici scompaiono da sole ed allora mi addormento; l’indomani mi sento molto
debole. La prima volta mi e’ capitato in sanatorio. I medici non riuscirono
a fare una diagnosi; ne’ iniezioni ne’ alcun’altra medicina mi fu di qualche
sollievo / e io stessa non capivo che genere di dolori fossero. Dissi al
medico che mai in vita mia avevo avuto dolori simili, egli mi dichiaro’ che
non sapeva quali fossero. Ora so di che dolori si tratta, poiche’ il Signore
me l’ha fatto sapere… Tuttavia quando penso che forse dovro’ ancora
soffrire in quel modo, mi vengono i brividi. Ma non lo so, se dovro’ ancora
soffrire a quel modo, lo lascio decidere a Dio. Tutto cio’ che a Dio
piacera’ mandarmi, l’accettero’ con rassegnazione e con amore. VOGLIA IL
CIELO CHE CON QUELLE SOFFERENZE IO ABBIA POTUTO SALVARE DALL’OMICIDIO ALMENO
UN’ANIMA.” (cfr. op. cit., p. 428)
Piu’ di 100.000 copie della “Via Crucis”, stampata dalla nostra
Associazione, sono state diffuse di recente, grazie alla generosita’ dei
suoi collaboratori. Questo testo contiene le ormai celebri meditazioni del
prof. Plinio Correa de Oliveira. E durante la Quaresima e’ stato – e
continua ad esserlo ancora in questi giorni – utilizzato da parroci o
sacerdoti, ed anche trasmesso per radio locali, per iniziativa propria degli
amici di “Luci sull’Est”.
Settimana Santa: il nostro sguardo si volge di modo particolare alla
Passione, Morte e Risurrezione di Gesu’ Cristo. Offriamo di seguito ai
nostri lettori un articolo che puo’ essere molto utile proprio per questo
periodo.
E, nella pagina principale del sito di “Luci sull’Est” della versione
ITALIANA, il lettore potra’ trovare altre meditazioni sulla “Via Crucis”,
come – ad esempio – queste: “L’odio levatosi contro di te e’ stato tanto
forte che la stessa autorita’ di Roma, – scrive il prof. Plinio che
giudicava il mondo intero, si piego’ vigliaccamente, si ritiro’ e cedette
davanti all’odio quanti ti volevano uccidere senza ragione alcuna.
L’alterigia romana, vittoriosa sul Reno, sul Danubio, sul Nilo e sul
Mediterraneo, e’ annegata nel bacile di Pilato. (…) La Madonna c’insegna la
perseveranza nella fede, nel senso cattolico e nella virtu’ dell’apostolato
impavido – fides intrepida – anche quando tutto sembra perduto. La
Risurrezione verra’ presto. Felici quanti sapranno perseverare come lei e
con lei. Avranno gioia, in una certa misura la gloria del giorno della
Risurrezione.”
ANCHE NOI
Plinio Correa de Oliveira (*)
Nel nostro ultimo articolo abbiamo dimostrato che le meditazioni fatte con
tanta frequenza a riguardo dell’ingratitudine, della vigliaccheria e della
cecita’ di quelli che avevano glorificato il Signore la Domenica delle Palme
come agli Apostoli, durante la Passione, non devono avere, per noi, un
interesse meramente speculativo. Anche noi abbiamo, verso Nostro Signore,
delle ingratitudini, vigliaccherie e cecita’ molto simili alle loro, e
sarebbe ridicolo pensare appena ai loro difetti, senza prendere in
considerazione anche la “trave che c’e’ nel nostro proprio occhio”.
Nessuno si santifica meditando le virtu’ o i difetti altrui, se non lo fa in
modo da accrescere le proprie virtu’, o combattere i propri difetti. Cosi’,
dunque, con gli occhi posti sulla Passione di Nostro Signore, non dobbiamo
per questo dimenticarci di noi stessi, poiche’ Gesu’ ci chiede non tanto di
piangere con la Madonna i patimenti dell’Agnello di Dio, quanto di badare a
non trasformare la nostra propria anima in una seconda edizione di coloro
che Lo immolarono.
Questa riflessione, assolutamente vera in cio’ che dice riguardo alle soavi
tristezze della Settimana Santa, si applica pure, punto per punto, alle
austere allegrie della Risurrezione.
Tanta gente si meraviglia e si indigna per il turbamento pieno di
abbattimento e per l’animo vacillante manifestato dopo la morte di Gesu’, da
parte degli Apostoli, a proposito della Risurrezione. Il Redentore aveva
predetto in modo positivo che sarebbe risorto dai morti. Tuttavia, essendo
Egli spirato sulla Croce, gli Apostoli si lasciarono dominare da una
prostrazione che lasciava trasparire chiaramente tutto il vacillamento che
avevano nell’anima. E San Tommaso volle toccare con le dita il Salvatore,
per credere nell’oggettivita’ della Risurrezione.
Orbene, la realta’ e’ che anche noi siamo soggetti alla stessa debolezza e
spesso essa ci sopraffa’, contando sul nostro proprio consentimento.
Certamente tutti noi crediamo, grazie a Dio, con tutta la fermezza e senza
il minimo vacillamento, nell’oggettivita’ della Risurrezione di Nostro
Signore Gesu’ Cristo. C’e’ pero’ un’altra verita’, che senz’altro
ammettiamo, ma che a volte lo facciamo con tanto timore, dandogli un senso
quasi puramente speculativo e tanto ristretto, da renderci perfettamente
meritevoli della censura dello Spirito Santo: “sono diminuite le verita’ tra
i figli degli uomini”. Non si tratta di una verita’ di cui dubitiamo, ma su
cui abbiamo, nel nostro spirito, una nozione diminuita. Pertanto, quanti e
quanti errori ne derivano!
Questa verita’ che Nostro Signore affermo’ in modo inconfutabile, e a
rispetto della quale la Sua parola non e’ meno infallibile di quando
predisse la propria Risurrezione, e’ la fecondita’ soprannaturale della
Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, che restera’ in piedi, fiera
dinanzi agli attacchi di tutti i suoi nemici, sino alla fine dei secoli,
sempre capace di attirare, per mezzo della grazia, gli uomini di buona
volonta’. Tutti i cattolici, e’ chiaro, sono obbligati a credere in questa
verita’.
La Chiesa non perdera’ mai questo dono di attirare le anime. Negarlo
implicherebbe nel negare che Gesu’ Cristo e’ Dio, o che i Vangeli sono libri
ispirati. Negarlo e’, quindi, negare la Religione stessa. Ma questa verita’,
che tutti accettano, la possiedono tutti con uguale estensione? La vedono
tutti con uguale chiarezza? Ne traggono tutti le stesse conclusioni?
Nei torbidi giorni che attraversiamo, quando si vede l’eresia dilatarsi e
minacciare il mondo intero, quante persone giudicano la Chiesa in tal modo
minacciata, che si sentono propense a concessioni dottrinarie dinanzi agli
attuali dominatori del mondo!
Oggigiorno il paganesimo generale dei costumi e’ penetrato in tutte le sfere
della societa’ ed ha scavato un abisso sempre piu’ profondo, tra lo spirito
della Chiesa e lo spirito di questa epoca. A questo punto, quanta gente
consiglia di fare delle concessioni morali capaci di riconciliare la Chiesa
con questa societa’ senza il cui appoggio si teme, nel mondo, che essa
subisca un collasso, se non proprio mortale, per lo meno simile ad un
prolungato svenimento.
In vista della formazione di correnti pseudo-scientifiche sempre piu’
contrarie agli insegnamenti infallibili della Chiesa, quanta gente
desidererebbe che la Chiesa, benche’ non alterasse le verita’ gia’ definite,
per lo meno non esplicitasse la sua dottrina su punti ancora controversi, e
sui quali una qualsiasi definizione da parte del Cattolicesimo potrebbe
rendere le divergenze con la nostra epoca ancora maggiori.
Ovviamente, tutti questi errori, procedono da un timore alquanto incosciente
riguardo alla fecondita’ della Chiesa.
Infatti, che cosa e’ la dottrina Cattolica? E’ un insieme di verita’.
Finche’, in questo insieme, una sola verita’ fosse adulterata, la dottrina
cattolica gia’ non sarebbe se stessa. Cosi’, tentare di accomodarla,
adattarla, sistemarla, e’ adoperarsi perche’ perda l’identita’ con se
stessa; in altri termini, e’ tentare di ucciderla. E credere che
l’apostolato non e’ possibile senza questo adattamento, e’ come credere che
la Chiesa solo puo’ vincere morendo!
Questo vacillare, in un vero cattolico, ovviamente non puo’ riferirsi a
certe verita’ gia’ definite in modo incontrastabile dalla Chiesa. Ma ci sono
numerose applicazioni pratiche di princi’pi, o deduzioni dottrinarie
rispetto a princi’pi gia’ definiti, in cui si manifesta questa debolezza.
Invece di cercare la verita’, nell’utilizzazione dottrinaria o pratica dei
princi’pi, tutta la verita’, e soltanto la verita’, le riflessioni fatte a
questo proposito si lasciano piu’ o meno impregnare dalla preoccupazione di
condiscendere agli errori del secolo. E, cosi’, invece di cercare di trarre
dal tesoro delle verita’ cattoliche tutti i frutti di ordine intellettuale e
morale che esse contengono, si cerca di sapere maggiormente cio’ che
andrebbe etichettato come discutibile, e quindi, come materia libera,
anziche’ cio’ che sarebbe etichettato come vero, e dunque come materia
certa.
In altre parole, l’invariabile mania di accondiscendere porta molta gente a
cercare di dilatare gli spazi intellettuali riservati al dubbio. In presenza
ad un’affermazione dedotta dalla dottrina cattolica, la domanda dovrebbe
essere questa: “posso incorporare anche questa ricchezza al patrimonio delle
mie convinzioni?”
Pero’ di solito la domanda e’ quest’altra: “che ragioni posso trovare, per
dubitare anche di questo?”
Pio XI, ricevendo in udienza l’Ecc.mo Rev.mo Sig. Arcivescovo di Cuiaba’
(Mato Grosso – Brasile), gli diede questa parola d’ordine per i giornalisti
cattolici del Brasile: “dilatate spatia veritatis” (dilatate gli spazi della
verita’). A molta gente piace fare il contrario : invece di sforzarsi a
scoprire nuove verita’ dottrinarie dedotte da quelle gia’ conosciute, oppure
a estendere il piu’ possibile l’applicazione di queste verita’ nella
pratica, tutto il loro sforzo mira al negare il piu’ possibile qualsiasi
cosa di positivo che si faccia in questo senso. Insomma, fare esattamente
l’opposto del vero spirito costruttivo, cioe’ dilatare gli spazi, non della
verita’, ma del dubbio.
Se la Rivelazione e’ un tesoro e la diffusione del Vangelo e’ un bene,
quanto piu’ questo tesoro si diffonde e questo bene viene distribuito, tanto
piu’ dobbiamo essere contenti. Molta gente, tuttavia, crede il contrario,
cioe’ quanto piu’ si occultano i corollari logici della Rivelazione e si
accorciano le conseguenze di cio’ che e’ nel Vangelo, tanto piu’ si e’
caritatevoli! Come Dio sarebbe stato caritatevole se avesse imposto una
morale meno severa! Perche’ non previde che nel XX secolo, questa morale
sarebbe stata un ingombro difficile da diffondere! “Correggiamo l’opera di
Dio: accorciamo cio’ che nella sua opera e’ troppo lungo; appanniamo la luce
di cio’ che brilla troppo, e cosi’ avremo largamente beneficiato
l’umanita’”. Quanta gente, sul piano pratico, ragiona cosi’!
Orbene, procedere in questo modo non riflette il timore che la Chiesa non
conta ormai sull’assistenza di Dio, e di conseguenza, se non si banalizzera’
non potra’ piu’ trascinare le folle? E questo dubbio sull’ausilio
soprannaturale che Dio da’ alla Chiesa, non assomiglia molto al dubbio che,
prima della Rivelazione, venne sentito a riguardo di questo fatto?
Riflettiamoci su. E chiediamo a Nostro Signore che, facendo risuscitare in
noi i tesori delle grazie che rifiutiamo, ritorniamo ancora a quella
ortodossia verginale della Fede e a quella perfezione di vita, che forse il
peccato, per nostra massima colpa, ci avra’ rubato.
(*) “O Legionario”, organo ufficioso dell’arcidiocesi di San Paolo, 13
aprile 1941
Ringraziamo tutti coloro che ci aiutano, in un modo o nell’altro, a
diffondere la buona stampa, augurando una santa e felice Pasqua.
La redazione di Luci sull’Est
Luci sull’Est
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