L’appello alle armi del patriarca caldeo, http://www.ilfoglio.it/articoli/v/120322/rubriche/la-croce-di-babilonia.htm
Ci uccidono, l’islam moderato tace, l’occidente deve muoversi
di Matteo Matzuzzi | 27 Agosto 2014. Il patriarca caldeo Louis Raphaël I Sako. Roma. “Dal 6 agosto a oggi non si è vista ancora una soluzione concreta immediata per la crisi che abbiamo di fronte. Il flusso di fondi, armi e combattenti per lo Stato islamico continua. E nonostante sia in corso una campagna organizzata per la sua eliminazione dall’Iraq, la coscienza del mondo non è ancora pienamente consapevole della gravità della situazione”. A scriverlo, in un appello pubblico “alla coscienza del mondo”, è il patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Raphaël I Sako, massima autorità cattolica in terra d’Iraq. Nessuna concessione alle sottigliezze diplomatiche né alla prudenza che si percepisce nella curia romana, impegnata a interrogarsi su quale sia il limite estremo della risposta giusta da dare all’aggressore ingiusto che dà la caccia agli infedeli, cristiani o yazidi che siano. “E’ ormai palese che i cristiani iracheni, insieme alle altre minoranze, hanno subìto un colpo mortale al cuore delle loro vite e delle loro esistenze, attraverso la cacciata di più di centomila cristiani con la forza, o rubando i loro beni, soldi e documenti, o occupando le loro case. E questo solo per essere cristiani”, ha aggiunto Louis Raphaël I Sako.
ARTICOLI CORRELATI Ci salveremo sulla croce Il cristianesimo disarmato Il Dio che uccide e la rimozione Il mondo s’è mosso, il riluttante Barack Obama ha autorizzato i raid per fermare l’esercito del califfo e salvare i perseguitati. Eppure, scrive ancora il patriarca caldeo, “sembra che le decisioni e le azioni adottate fino a oggi non abbiano assicurato alcun cambiamento sul corso degli eventi e il destino delle popolazioni colpite è ancora sospeso, come se queste persone non fossero parte della razza umana”. Serve di più, dunque, e chi deve darsi da fare sono “soprattutto gli Stati Uniti e l’Unione europea, moralmente e storicamente responsabili nei confronti dell’Iraq: non possono rimanere indifferenti”. E dinanzi a chi sciorina elenchi di dotti islamici intervenuti per condannare le “N” di nazareno marchiate sulle case degli infedeli, le crocifissioni e gli sgozzamenti a opera dei miliziani jihadisti, il presule iracheno spiega che “le dichiarazioni della comunità musulmana riguardo gli atti barbarici compiuti nel nome della loro religione e praticati contro la vita, la dignità e la libertà dei cristiani non sono state all’altezza delle nostre aspettative, ben sapendo che i cristiani hanno contribuito e combattuto per questo paese, collaborando con i loro fratelli musulmani”. Il problema è che “il fondamentalismo religioso sta crescendo in potenza e forza, dando luogo a tragedie, tanto da farci chiedere quando gli esperti religiosi islamici e gli intellettuali musulmani inizieranno a esaminare criticamente questo fenomeno pericoloso e a sradicarlo attraverso l’educazione a una vera coscienza religiosa e diffondendo una autentica cultura dell’accoglienza dell’altro come fratello e come cittadino con pieni diritti”. Di fronte a crimini così “terribili e orrendi”, è necessario “un urgente ed efficace sostegno internazionale da tutte le persone di buona volontà per salvare dall’estinzione i cristiani e gli yazidi, componenti autentiche della società irachena. Il silenzio e la passività incoraggeranno i fondamentalisti dell’Isis a commettere ancora più tragedie. La domanda è chi sarà il prossimo”.
La fede tiepida dell’Europa cristiana
Dallo scorso giugno il patriarca Sako denuncia l’avanzata dell’esercito del califfo, l’occupazione di Mosul, la cacciata dalla piana di Ninive dei cristiani, la persecuzione delle minoranze. E, insieme agli altri vescovi, cattolici e ortodossi, guarda all’occidente sperando in una risposta che vada al di là dei comunicati in cui s’esprime dolore e vicinanza per il dramma umanitario in corso e per il martirio cui sono sottoposte comunità che da millenni vivono in Mesopotamia. Il primo a darla, un mese fa, è stato il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione che – dopo aver trascorso cinque giorni in Iraq e aver visitato i campi in Kurdistan dove sono stati accolti i rifugiati – solo la scorsa settimana invitava a ricordare quanto Giovanni Paolo II disse a proposito della guerra nei Balcani, e cioè che “il pacifismo a volte è in contrasto con il progresso della pace”. Dal resto d’Europa, tanta solidarietà e poco altro, se non il ribadire che la caccia al cristiano è soprattutto figlia dello scontro tutto interno alla umma. Una persecuzione che – essendo più feroce di quella conosciuta in età apostolica, come ricordato più volte anche dal Papa – “deve provocare e scuotere tutti noi che in occidente crediamo troppo tiepidamente”, scriveva giorni fa il cardinale Angelo Scola, che domenica sul Sole 24 Ore osservava come “ciò che sta succedendo in Iraq, in Siria, ma anche in Ucraina, in Afghanistan e in Libia, costituisce per l’uomo europeo una radicale messa in questione. Le notizie e le immagini arrivate da quelle terre hanno travolto la diga di paura mista a indifferenza dietro cui la nostra stanca Europa si stava difendendo, lasciando emergere un drammatico sconcerto. Scoperta dolorosa e destabilizzante, ma anche possibile punto di partenza per un sano ritorno alla realtà, come ritiene Galli della Loggia, senza però false divisioni tra realtà e pensiero”. L’arcivescovo di Milano invitava a “non continuare a rimuovere questioni decisive con cui, invece, occorre fare i conti. L’uomo europeo non può accomodarsi nella sua finitudine gaia, ignorando il fatto che il pianeta è ormai iperconnesso e illudendosi che l’Europa abbia acquisito lo status di zona franca, non toccata dalle circostanze storiche, anche nella loro dimensione maligna e umbratile. E’ una strada rischiosa, ma il rischio fa parte della libertà, e mette in conto la possibilità di dover pagare di persona”.
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“L’Europa sarà islamica”. J’accuse di Gheddo, decano dei missionari italiani
I giornali inglesi e la profezia choc del fondatore di Asianews. di Giulio Meotti | 14 Settembre 2010. Le autorità federali indiane hanno disposto lo spiegamento di migliaia di poliziotti nel Kashmir, dopo le violenze che hanno causato 18 morti nelle proteste contro i due “dissacratori” del Corano che a Washington avevano strappato pagine del libro sacro dell’Islam davanti alla Casa Bianca. A Srinagar, la capitale estiva dello stato, le strade sono presidiate da pattuglie di uomini pesantemente armati e i poliziotti hanno consigliato alla popolazione di evitare di uscire di casa. Nella città settentrionale di Baramulla ci sono stati violenti scontri tra la polizia e gli abitanti, che hanno improvvisato sassaiole contro gli agenti. “I musulmani saranno maggioranza in Europa”. Le parole choc di Piero Gheddo, decano dei missionari italiani e fondatore di Asia News, non sono passate inosservate al Daily Telegraph e al Daily Mail, due fra i massimi quotidiani britannici, che hanno lanciato le sue parole. Forse perché Papa Benedetto XVI si appresta a visitare il Regno Unito, dove il dibattito su democrazia e islamismo è rovente. Forse perché di questo si parla da molti giorni in Germania, a seguito della pubblicazione del controverso libro del banchiere dell’Spd Thilo Sarrazin. O forse perché non si leggeva da tempo una simile denuncia, senza infingimenti, da parte di un alto rappresentante vaticano.
“La sfida va presa seriamente”, ha detto Gheddo a proposito del collasso demografico europeo e del vuoto riempito dall’islam. “I giornali o i programmi televisivi non parlano mai di questo. Prima o poi l’islam conquisterà la maggioranza in Europa”. Lo scorso gennaio era stato il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, a dire che i musulmani sono pronti a riempire il vuoto europeo. “I musulmani hanno molte ragioni per indirizzarsi qui”, ha detto Vlk. “Ne hanno anche una religiosa, portare i valori spirituali della fede in Dio all’ambiente pagano dell’Europa, al suo stile vita senza Dio. La vita sarà islamizzata”. Ne parliamo con lo stesso Piero Gheddo. “L’islam ha demograficamente in mano il futuro dell’Europa. Tutti gli anni gli italiani diminuiscono di 130 mila. Ma aumentiamo di 100 mila immigrati, che sono in gran parte musulmani. In Europa inoltre c’è un vuoto religioso enorme che viene riempito dall’islam. I musulmani hanno una forte fede religiosa e pregano addirittura in pubblico”. Il j’accuse di Gheddo è partito dalla frase pronunciata in Italia dal colonnello Gheddafi sul futuro islamico dell’Europa. “Giornali e televisioni hanno ridotto l’avvenimento a un caso politico, accusando il governo e il presidente Berlusconi di aver permesso al capo beduino di approfittare della nostra ospitalità per insultare il popolo e la nazione italiana. Ma la demografia e la convinzione religiosa dei popoli testimoniano contro di noi italiani ed europei”.
Le proiezioni sembrano confermare la fosca profezia di Gheddo. Nelle quattro più grandi città dei Paesi Bassi – Amsterdam, Rotterdam, l’Aia e Utrecht – il nome Mohammed è il più diffuso tra i nuovi nati. All’Aia, variazioni dei nomi del Profeta sono al primo, al secondo e al quinto posto. Le ultime stime demografiche del Pew Forum dicono che nel 2050, un quinto degli europei sarà musulmano. Il venti per cento. Due persone su dieci. Non a caso di “bomba demografica a orologeria che sta trasformando il nostro continente” ha parlato proprio il quotidiano britannico Daily Telegraph, pubblicando i dati emersi dagli studi più aggiornati. Anche nella capitale belga Bruxelles, e nemmeno da poco, al primo posto nella classifica dei nomi più diffusi tra i neonati c’è proprio Mohammed. Si calcola che, se la popolazione europea di fede musulmana è più che raddoppiata negli ultimi trent’anni, analogo raddoppio sarà registrato entro il 2015. E di lì, a salire, fino ad arrivare a quel 20 per cento globale.
In città come la francese Marsiglia e l’olandese Rotterdam la percentuale islamica è già ora del venticinque per cento, del venti nella svedese Malmö, del quindici a Bruxelles e del dieci a Londra, Parigi e Copenaghen. E ancora: in Austria, cattolica al novanta per cento nel Ventesimo secolo, l’islam sarà la religione maggioritaria nel 2050 nella popolazione giovanile. Per usare le parole irriverenti di Mark Steyn, l’intellettuale canadese di “America Alone”, se l’uomo europeo avesse quattro zampe e passasse le sue giornate sugli alberi sarebbe già finito nella lista delle specie in via d’estinzione. Leggi I frutti di “Brucia il Corano” da Asianews
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[Al Azhar contro Ratzinger (ancora)]
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[Mark Steyn ci racconta l’inquisizione islamica a un anno dalla sua gogna]
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[INNAMORATO FISSO – 20 Giugno 2008]
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[I minareti svizzeri secondo Ayaan Hirsi Ali]
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[Napolitano all’Europa: “Basta austerity”]
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[Ecco il video sull’Islam in Europa che fa discutere il Sinodo]
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Ecco il video della discordia mostrato ai padri sinodali riuniti in questi giorni a Roma. E’ stato il cardinale Peter Turckson, presidente del Pontificio Consiglio per la Pace e la Giustizia, a voler trasmettere il documento, che lancia l’allarme demografico in Europa e l’avanzata dell’islam.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/15394
http://www.youtube.com/watch?v=6-3X5hIFXYU#t=31
Caricato il 30/mar/2009
Islam will overwhelm Christendom unless Christians recognize the demographic realities, begin reproducing again, and share the gospel with Muslims.
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In Pakistan e non solo lì. 150 milioni di cristiani perseguitati nel mondo. I “nazareni” bruciati vivi
Il gran rabbino di Francia: “Sono i nuovi ebrei”. Le ong denunciano: “Muoiono cinque cristiani al minuto”
di Giulio Meotti | 06 Novembre 2014. Roma. “Il numero dei cristiani perseguitati nel mondo è di 150 milioni”. Ci sono molte altre cifre, terrificanti, nelle pagine del “Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo”, una straordinaria iniziativa di studiosi francesi, coordinata dal giornalista Samuel Lieven e adesso portata in Italia da Mondadori. Istantanee di una guerra globale e amorfa, in cui ci sono le vittime “sbagliate”, i paria di cui non vuole sentire parlare l’occidente.
In particolare, un dato sconcerta: “L’ottanta per cento degli atti di persecuzione religiosa nel mondo è orientato contro i cristiani”. Quante le vittime? Il Center for the Study of Global Christianity riporta la stima media di centomila cristiani uccisi ogni anno per la loro fede lungo l’ultimo decennio. Una media di cinque cristiani al minuto.
Ieri in Pakistan due cristiani, fra cui una donna incinta, sono stati arsi vivi nella fornace per mattoni in cui lavoravano. E’ stato un pogrom con la partecipazione di quattrocento musulmani. Hanno lavorato al libro anche esponenti della sinistra come Lucie Peytermann, corrispondente del giornale Libération da Islamabad, che definisce il Pakistan “il peggiore al mondo quanto a violenze commesse in nome della religione”.
ARTICOLI CORRELATI Dalla fatwa Rushdie a quella dei perbenisti liberal. La nuova censura Punjab anticristiano Haïm Korsia, gran rabbino di Francia, invoca una reazione fraterna di fronte al dilagare dell’odio nei confronti dei cristiani, e stabilisce un paragone con la distruzione dell’ebraismo orientale: “Dove sono le comunità ebraiche un tempo così vive di Aleppo, di Beirut, di Alessandria, del Cairo o di Tripoli? Dove sono le scuole di Nehardea e di Pumbedita in Iraq? E dov’è il florido ebraismo di Esfahan e di Teheran? Nella nostra memoria. Scacciati, uccisi, decimati, perseguitati ed esiliati, i cristiani d’oriente vivono in prima persona la stessa condizione degli ebrei con cui hanno così a lungo convissuto e che hanno visto partire da quei luoghi”. Come i “nazareni” di Mosul.
La ong Open Doors ieri ha diffuso il suo rapporto annuale sui cristiani. Scrive che la loro persecuzione in Iraq ha raggiunto “proporzioni bibliche”. Martedì, a Roma, è stata presentata anche l’annuale relazione di Aiuto alla chiesa che soffre. Dei venti paesi in cui la libertà religiosa è praticamente assente, quattordici sono musulmani, e gli altri satrapie militari o comuniste, come la Corea del nord.
Siamo di fronte a quella che Habib Malik dell’Università di Stanford chiama “la fase terminale del declino regionale dei cristiani”. Oggi Mosul sembra essere stata inghiottita, come Giona nel ventre della balena. “Fra il 2003 e il 2009, quasi 800 cristiani sono stati giustiziati a sangue freddo, senza contare i cinquanta martiri della cattedrale siro-cattolica di Baghdad, tra i quali due preti, uccisi il 31 ottobre 2010 nel corso dell’attacco di un gruppo islamista. A oggi, è stato superato il migliaio di cristiani uccisi, tra i quali un vescovo e cinque preti. Più di sessanta chiese sono state distrutte”.
“Non si convertono. Che ne facciamo?”
Nel libro, un jihadista dello Stato islamico parla invece al telefono con il suo capo terrorista: “Ho qui una famiglia di cristiani che non vuole convertirsi, cosa ne facciamo?”. Una frase che ricorda quella di sette pastori avventisti che, durante il genocidio in Rwanda, si appellavano al loro pastore con una lettera: “Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie”.
Ci sono i cristiani di Maaloula, in Siria, come Antoun Taalab e i suoi due cugini, che avevano ricevuto l'”aman”, ovvero la garanzia islamica di essere salvati. Disarmati e fiduciosi nella parola dei ribelli, sono stati uccisi e poi decapitati. Cinquecentomila cristiani hanno già lasciato la Siria. Secondo Frédéric Pichon, ricercatore dell’équipe di arabistica dell’Università François Rabelais di Tours, i cristiani di Siria sono “il simbolo con cui si misura la capacità di tutti gli altri cristiani di non soccombere”.
E prima di loro c’era Jean-Pierre Schumacher, l’ultimo monaco di Tibhirine, in Algeria, dove sgozzarono i meravigliosi trappisti che condividevano i pasti con i musulmani. Lui si salvò perché i jihadisti sbagliarono a contare. Ai funerali dei monaci, frère Jean-Pierre chiese di poter aprire le bare per dare l’ultimo saluto ai compagni. Scoprì che le casse di legno non contenevano corpi, ma soltanto sette teste. Quella strage fu la luce verde per i massacri futuri. Adesso Jean-Pierre teme che la prossima a rotolare sarà la sua testa.
Aboliamo la blasfemia in Pakistan.
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In Pakistan i talebani minacciano B-XVI e fanno strage di cristiani.
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Punjab anticristiano. http://www.ilfoglio.it/articoli/v/122552/rubriche/punjab-anticristiano.htm
Nuovo pogrom islamista e impunito contro i perseguitati del Pakistan
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di Redazione | 05 Novembre 2014. Cristiani del Pakistan protestano contro le violenze perpetrate dai musulmani (foto AP)
Ieri nel Punjab, una regione del Pakistan – una delle più avanzate – una coppia di cristiani è stata uccisa da una folla che li accusava di avere bruciato alcune pagine del Corano, libro sacro dell’islam. Sembra, perché i contorni della notizia sono confusi, che il padre dell’uomo ucciso fosse morto pochi giorni fa e che lui stesse bruciando alcune cose inutili. Un testimone ha giurato di avere visto un Corano: da lì è stata la fine per i due (lei era incinta). Il fatto atroce si proietta su uno sfondo ugualmente atroce di impunità e tolleranza nel Punjab e in tutto il Pakistan verso questi pogrom contro i cristiani.
La legge che punisce con la morte la blasfemia è un fattore importante – in fondo la folla si sente legittimata e giustiziera. Ci sarà mai la forza di cambiarla? Difficile scordare quando nel gennaio 2011 la folla accolse con una pioggia di petali di rosa l’assassino del governatore del Punjab, ucciso perché aveva chiesto clemenza per una donna cristiana condannata a morte.
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Nella fossa dei leoni. Voci dal martirio. I fanatici dell’islam li uccidono e gli bruciano le case. Ecco come i cristiani perseguitati in Africa e in medio oriente raccontano la loro tragedia
di Matteo Matzuzzi | 04 Agosto 2014 “Noi dobbiamo ricordare a tutti che i cristiani sono qui per diffondere la cultura della Bibbia. Non esiste una primavera araba senza una primavera cristiana”, ha detto il card. Béchara Raï
Iraq, Siria, Libano, Terra Santa. E poi l’Africa, dalla Libia del dopo Gheddafi – dove gli antichi cimiteri cristiani diventano luogo in cui i miliziani islamici sfogano la rabbia per decenni covata – alla Nigeria divisa lungo rigide linee confessionali: cristiani a sud e musulmani a nord, con le scorribande di Boko Haram, “talebani africani”, a rapire, convertire e uccidere i miscredenti. Cari Fratelli Vescovi, contate sul mio appoggio ed incoraggiamento nel fare tutto quello che è in vostro potere per aiutare i nostri fratelli e sorelle Cristiani a rimanere e ad affermarsi qui nella terra dei loro antenati ed essere messaggeri e promotori di pace”. Così parlava, cinque anni fa nel Cenacolo di Gerusalemme, Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Terra Santa. Rimanere lì con “coraggio, umiltà, pazienza”. Oggi, nonostante i marchi infamanti impressi sulla facciata delle case dei cristiani infedeli a Mosul, la N che designa i nazareni da cacciare (o, se non se ne vanno e non si convertono, da giudicare secondo i dettami della sharia), c’è ancora chi rifiuta un po’ indignato le offerte di qualche paese europeo, pronto a concedere asilo alle migliaia di cristiani in fuga dalle città e dai villaggi passati sotto il controllo delle truppe jihadiste del nuovo califfo che dice di discendere direttamente dal Profeta. “Aiutateci a rimanere a casa nostra”, diceva qualche giorno fa il patriarca cattolico di Antiochia, di tutto l’oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti, Gregorio III Laham. Sulla stessa linea anche il vescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, che ha deciso di andare a vedere con i propri occhi i volti stanchi dei martiri, testimoni della cacciata voluta dai miliziani dell’Isis che dopo le case dei cristiani, hanno occupato e profanato le chiese e perfino le tombe dei profeti: “Un ulteriore esodo non farebbe altro che aggravare la situazione. Certo, è meglio partire che essere ammazzati, ma l’obiettivo deve essere quello di rimanere a vivere qui. Anche con il marchio della propria religione sul corpo, i vestiti e la casa”.
E accanto ai perseguitati, ha levato la voce anche Francesco. Lo scorso 20 luglio, all’Angelus, ha per un attimo lasciato da parte i fogli con il testo ufficiale da pronunciare, e si è rivolto direttamente a loro, profughi di Mosul: “Oggi sono perseguitati; i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male! E a voi, qui in piazza e a quanti ci seguono per mezzo della televisione, rivolgo l’invito a ricordare nella preghiera queste comunità cristiane”. Di persecuzione dei cristiani nelle terre del vicino e medio oriente aveva già parlato, a margine del Sinodo dei vescovi per il medio oriente, nel 2010, il vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei, mons. Shlemon Warduni: “I motivi urgenti che hanno portato alla convocazione del Sinodo sono che i cristiani stanno fuggendo dal medio oriente, e che gli estremisti islamici stanno invadendo l’area”. Quattro anni dopo, le linee tracciate allora dai centottantacinque padri sinodali convocati a Roma da Papa Ratzinger, sono diventate la tragica realtà quotidiana. E non solo nelle terre d’oriente, ma anche in Africa, il “continente della speranza”
*** “Noi ci troviamo ad affrontare questa situazione. Il patriarca e noi vescovi ora ci troviamo al nord e stiamo cercando di analizzare questo problema grave, gravissimo. Ci chiediamo come mai accadono queste cose contrarie alla dignità dell’uomo? Contro Dio, contro l’uomo… Stamani, siamo andati dal presidente del Kurdistan e lui ci ha promesso tante belle cose. Ha detto: ‘Noi, o ce ne andiamo tutti insieme, o tutti insieme rimaniamo. Bisogna tagliare la strada a questa gente, che non sono uomini di coscienza perché fanno queste cose terribili contro tutti: contro i bambini, contro i vecchi, contro i malati…’. Ci ha assicurato la sua protezione per i cristiani. Dove è il rispetto dei diritti dei cristiani? Bisogna dire a tutto il mondo: Perché state zitti? Perché non parlate? I diritti umani esistono, o no? E se ci sono, dove sono? Ci sono bambini, bambini piccoli, ai quali strappano le medicine dalle mani e li gettano a terra… E’ così in tanti, tanti casi! Vogliamo prima di tutto smuovere la coscienza di tutto il mondo: dov’è l’Europa? Dov’è l’America?”.
mons. Shlemon Warduni,
vescovo ausiliare caldeo di Baghdad
*** “Di cristiani non ce ne sono più. C’erano una decina di famiglie che sono dovute fuggire ieri ma gli hanno rubato tutto. Li hanno lasciati alla frontiera della città, ma gli hanno rubato tutto, li hanno insultati, li hanno lasciati così, in pieno deserto. Purtroppo è così. Hanno trovato rifugio in Kurdistan, dove li hanno accolti, ma il primo ministro del Kurdistan ha detto che il Kurdistan non può più ricevere rifugiati perché ci sono anche altre minoranze, gli sciiti, gli yazidi. Minoranze che sono fuggite in Kurdistan. E’ una cosa terribile”.
Ignace Joseph III Younan,
patriarca della chiesa cattolica sira
*** “Siamo sorpresi dal silenzio dei leader musulmani, e chiediamo a chi finanzia o sostiene i miliziani jihadisti e lo Stato islamico di fermarsi. Ciò che accade a Mosul è un crimine di guerra”.
Ignace Ephrem Karim,
patriarca siro-ortodosso di Antiochia
*** “Noi cristiani amiamo i musulmani e li consideriamo fratelli, ma essi devono fare lo stesso. Siamo tutti uguali in dignità, tutti cittadini dello stesso Paese. Dobbiamo unirci per creare un nuovo Iraq. Grazie a tutti voi, c’è ancora una speranza. E’ una vergogna e un crimine cacciare persone innocenti dalle proprie case e confiscare le loro proprietà perché diversi, perché cristiani. Il mondo intero deve ribellarsi contro queste azioni abominevoli”.
Raphaël Louis I Sako,
patriarca di Babilonia dei caldei
*** “Gli iracheni vogliono rimanere nella loro terra. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci riceva, ma soprattutto abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a rimanere a casa nostra. Aiutateci a combattere il terrorismo qui, a mettere fine alla corsa alle armi che porta beneficio solo a questi gruppi. Questo sarebbe uno sforzo importante, meglio che trasformarci tutti in rifugiati o dirci che ci siete vicini e ci aiutate”.
Gregorio III Laham,
patriarca di Antiochia dei Melchiti
*** “Momenti terribili. Paura, confusione, stress, lacrime… ma sempre, sempre, sempre alla fine dei racconti, la lode a Dio che sgorga fidata e profonda: ciò semplifica il nostro compito e permette un ritorno sempre più efficace del lavoro di Dio. Poiché gli abitanti di Gaza hanno un’edificante capacità di rimettere tutto e di abbandonarsi completamente alla Provvidenza divina. Se potessimo imparare un po’ da loro! Ascoltando entrambe le parti coinvolte in questa guerra ridicola, sembra che a vincere o a perdere non sia nessuno. La realtà è che tutti perderanno la guerra e tutti pagheranno le conseguenze della cecità e della malvagità. Che Dio illumini le menti dei governanti e cambi i loro cuori. In attesa della benedizione di una pace duratura e stabile, ci raccomandiamo alle vostre preghiere”.
Padre Jorge Hernandez,
parroco di Gaza City
*** “Noi moriremo tutti insieme, o continueremo a vivere tutti insieme con dignità”. Massoud Barzani, Presidente della Regione autonoma del Kurdistan iracheno
*** “I miliziani dell’Isis hanno abbattuto la statua della Vergine Maria che si trovava sul cortile della chiesa dell’Immacolata dei caldei assieme a tutte le altre statue e sculture della città in quanto la rappresentazione di esseri viventi è contraria alla sharia islamica”. Emile Shamoun Nona, vescovo caldeo di Mosul
*** “Pensando oggi alla situazione in Iraq, Siria e Gaza-Palestina, il mio cuore sanguina per gli innocenti che muoiono o che sono scacciati dalle loro case; e sono triste per la timidezza del mondo civilizzato verso di noi. Caro Padre [card. Barbarin, ndr], il vostro coraggio, la preghiera e la prossimità di coloro che sono attorno a voi in questa marcia di solidarietà, mantiene in noi la fiducia e la forza di sperare. Il cristianesimo d’oriente non deve scomparire. La sua sparizione è un peccato mortale e una grande perdita per la chiesa e l’umanità intera. Esso deve sopravvivere o meglio vivere in libertà e dignità”. Raphaël Louis I Sako, patriarca di Babilonia dei caldei
*** “Ciò che sta accadendo in Iraq conferma che l’islam non è mai cambiato. Non siamo sorpresi dai comportamenti dei musulmani, eppure riponiamo le nostre speranze su quei fratelli che non condividono tali atteggiamenti”.
George Saliba, patriarca siro-ortodosso del Libano
*** “Che ne dicono i musulmani moderati di quanto accade in Iraq? Fino a oggi non si sono levate voci di denuncia”.
card. Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti
*** “Chiediamo alla comunità internazionale di essere fedele ai principi dei diritti umani, della libertà religiosa, della libertà della coscienza. Noi siamo in Iraq, in Siria e in Libano: noi cristiani non siamo stati importati, siamo qui da millenni e, quindi, noi abbiamo il diritto di essere trattati come esseri umani e cittadini di questi paesi. Ci perseguitano nel nome della loro religione e non fanno solamente minacce ma eseguono le loro minacce: bruciano e uccidono”.
Ignace Joseph III Younan, patriarca della chiesa cattolica sira
*** “Sto seguendo con viva preoccupazione gli avvenimenti di questi ultimi giorni in Iraq. Invito tutti voi ad unirvi alla mia preghiera per la cara nazione irachena, soprattutto per le vittime e per chi soffre maggiormente le conseguenze dell’accrescersi della violenza, in particolare per le molte persone, tra cui tanti cristiani, che hanno dovuto lasciare la propria casa. Auspico per tutta la popolazione la sicurezza e la pace ed un futuro di riconciliazione e di giustizia dove tutti gli iracheni, qualunque sia la loro appartenenza religiosa, possano costruire insieme la loro patria, facendone un modello di convivenza. Preghiamo la Madonna, tutti insieme per il popolo iracheno”.
Papa Francesco, Angelus del 15 giugno
*** “Un danno gravissimo. Una macchia indelebile nella storia dell’umanità. La situazione sta peggiorando. I diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio, che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall’odio. Hanno costretto i cristiani ad abbandonare la città che perde così la sua presenza più antica, millenaria, e questo nel silenzio del mondo”. mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad
*** “Siamo qui per pregare per Gaza, per la Palestina, per l’Iraq, per la Siria, per l’Egitto e per la Libia. Preghiamo ogni giorno, abbiamo fiducia che il Padre Nostro che è nei cieli sente la nostra voce e vede tutto quello che sta succedendo”. Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del patriarcato Latino di Gerusalemme
*** “Il mondo arabo ha bisogno del Vangelo e dei suoi insegnamenti: quelli dell’amore, della fraternità, della pace, del perdono e della riconciliazione. In questi tempi noi viviamo sfortunatamente in una cultura contraria agli insegnamenti di Dio. Guerra, violenza, terrorismo, omicidi e odio. Ma davanti a ciò, non possiamo rimanere nell’inerzia. Al contrario noi dobbiamo aumentare le nostre attività e accrescere la nostra speranza. Noi dobbiamo ricordare a tutti che i cristiani sono qui per diffondere la cultura della Bibbia. Non esiste una primavera araba senza una primavera cristiana”.
card. Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti
*** “Giona è stato inghiottito dalla balena, ma ne è uscito sano e salvo. Come lui, Mosul uscirà sana e salva da questa guerra”. Raphaël Louis I Sako, patriarca di Babilonia dei caldei
*** “[Quanto accade a Mosul] è una spregevole bestemmia contro il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il grande silenzio della comunità internazionale dinanzi a questa croce è uno scandalo”. Dichiarazione delle chiese d’Austria
*** “Vi faccio una promessa: ogni giorno dirò il Padre nostro in aramaico, fino al giorno in cui voi potrete rientrare a Mosul”. card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione
*** “C’erano persone in questa chiesa, quando centinaia di questi islamisti hanno sferrato l’attacco uccidendo otto persone. Hanno attaccato questa chiesa con l’intenzione di uccidere centinaia di persone”.
padre Patrick Tor Alumuku, arcidiocesi di Abuja (Nigeria)
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[Iraq, le armi della diplomazia vaticana]
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Cristiani con la scimitarra alla gola
Gli islamisti uccidono i cristiani, ma noi prima li abbiamo resi invisibili
Ora i vescovi d’Europa alzano la voce contro la “feroce persecuzione”
Cardinali e patriarchi tristi per l’indifferenza verso i martiri cristiani
L’appello alle armi del patriarca caldeo.
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[[PERCHé, I FARISEI USURAI ILLUMINATI FMI SPA ONU GMOS, per: CRIMINI SHARIAH AMNESTY NAZISMO UMMAH CALIFFATO: HANNO RESO INEVITABILE, IL GENOCIDIO DI TUTTI I MUSULMANI DEL MONDO! PERCHé DIVERSAMENTE, COMUNQUE, IL LORO REGNO DI SATANA: NON POTREBBE MAI SORGERE SUL MONDO: se Israele non viene disintegrato!]]
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[Socci e i cristiani perseguitati, le colpe dell’occidente distratto] di Maurizio Crippa | 30 Luglio 2014. Antonio Socci. Antonio Socci sarà domani alla veglia del Foglio per Israele e i cristiani perseguitati. Porterà la sua testimonianza di giornalista cattolico che al dramma immane, anche numericamente, dei cristiani in molti quadranti del mondo, dall’Asia all’Africa, si dedica da molto tempo. E che spesso ha anche denunciato lo “scandalo” aggiuntivo, ma per nulla minore, del disinteresse occidentale e persino della stessa chiesa per la loro sorte. “Lo scrissi in un libro del 2002, ‘I nuovi perseguitati’. Già allora, studiando i dati mi colpì la sproporzione tra il fenomeno enorme e il nostro disinteresse: milioni di cristiani rischiano la vita ogni giorno, 160 mila vittime all’anno in America latina, Nordafrica, paesi arabi e Asia. Quel libro almeno contribuì ad accendere un interesse in Italia tra vari intellettuali laici, che da allora resiste. Ma in generale siamo proprio noi occidentali a disinteressarci.
ARTICOLI CORRELATI Il Vaticano, i martiri, l’addio alle armi La guerra dopo la guerra Morire per Cristo a Ninive? Sì, ma non senza lottare, dice il patriarca E il motivo c’è: i cristiani non fanno notizia, anzi la loro persecuzione non interessa nessuno, fino a essere in qualche modo tollerata, giustificata. Faccio un esempio: abbiamo celebrato tutti e con ottimi motivi Nelson Mandela, la sua lunga carcerazione, ecc. Ma chi dice, o almeno sa, che in Cina ci sono vescovi cattolici in carcere da oltre 40 anni, di cui ignoriamo pure i nomi? Quelli non fanno notizia, non fanno numero”. E’ una conseguenza del “laicismo” occidentale? Non solo. “Anche i cristiani non hanno coscienza, educazione su questo. Pensa che il libro più bello sulle persecuzioni dei cristiani l’ha fatto un ebreo americano anni fa, Michael Horowitz, ‘Il loro sangue grida’. Ma basterebbe pensare al Sudan, il più grande stato dell’Africa, dove in vent’anni ci sono stati due milioni di morti tra i cristiani, non se ne occupava nessuno”. Insomma, non è solo colpa del nuovo “Califfato” in Iraq, o del conflitto mediorientale… “Chiaro, quello che avviene ora, e anzi da parecchi anni a questa parte, dall’Isis a Boko Haram, è l’esplodere di un integralismo dell’islam che in forma così violenta non era esistito negli ultimi secoli.
Va al di là di ogni ragione. Una religione che pretende di poter esserci solo lei, negando il diritto di esistenza a tutto ciò che è diverso, facendone il proprio programma è una cosa inaudita. Allo stesso tempo, torno a dire c’è stata, c’è ancora, troppa distrazione, figlia di un pregiudizio anticristiano. Ricordiamoci il caso di Sakineh in Iran, che era stata condannata per adulterio. Lì ci fu una campagna mondiale, ma in fondo solo perché si toccava il tema della libertà sessuale della persona in chiave ‘occidentale’. Ma di Asia Bibi che è in carcere da anni solo perché è cristiana, solo per la sua fede? Abbiamo visto forse le stesse campagne mediatiche?”. Ogni tanto, la politica qualcosa la fa, però? “E’ vero, io ho ringraziato pubblicamente Cameron e Renzi per quanto hanno fatto per Meriam, la ragazza sudanese condannata per la sua fede. Ma credimi, c’è chi mi ha rimproverato dicendo che l’avevano fatto per ritorno mediatico. E io dico: ben venga lo stesso, ma ti pare? Angela Merkel ha avuto il coraggio di dire: ‘I cristiani sono il gruppo umano più perseguitato nel mondo’. Ben venga, speriamo”.
Vittorio Ammannato 14 ore fa
Leggo nell’articolo di Meotti del 6/11/2014:
“Quante le vittime? Il Center for the Study of Global Christianity riporta la stima media di centomila cristiani uccisi ogni anno per la loro fede lungo l’ultimo decennio”………”Le ong denunciano: “Muoiono cinque cristiani al minuto”…..
Quanto riportato nell’articolo è agghiacciante e lascia senza parole, a prescindere dalle dimensioni riportate: ma come fanno le ong a calcolare la media a minuto (… 5 cristiani al minuto…), mentre il Center for the Study of Global Christianity stima una media di 100.000 all’anno? Mi sembra che dividendo 100.000 (uccisi) per il numero dei minuti in un anno (365x24x60=525.600 minuti primi) dia un risultato di 0,190258….! Se si “quantifica” e si “sottotitola” un fenomeno comunque rivoltante anche se trattasse di una sola vittima sarebbe meglio non offrire il fianco a possibili e “strumentali” accuse di esagerazioni propagandistiche; o forse sbaglio io a fare il controllo del calcolo…..?
Grazie comunque per le denunce di quanto sta accadendo, e da tempo, sotto gli occhi apparentemente distratti, per non dire altro.
Immagine Avatar, franco bolsi ]] Comprendo che gli israeliti non amino i cristiani. Il germe dell’antisemitismo fu sparso per secoli dalla cristianità causa “deicidio”. Anche se in Israele mi risulta che la comunità ortodossa di Nazareth ha scelto di ottemperare agli obblighi
militari dello stato. La cristianità non ama ricordare l’antisemitismo che ha
fomentato e solo con GPII sono arrivate le scuse. Meglio tardi che mai.
Tuttavia la situazione dei cristiani è oggettivamente terrificante e si assiste
al loro sterminio da molti decenni a questa parte. La cosa grave è che il
Vaticano è totalmente assente e che le cancellerie occidentali scristianizzate,
come quella italiana, non fiatano mai. Resta il fatto che Israele è solo e che
l’Europa per volontà è anti giudaica e anticristiana. I mentecatti suicidi che
governano l’Europa recitano sempre la stessa litania: “Israele sicuro e stato
palestinese”. Affermano questo perché non comprendono la natura del conflitto
che li circonda. La natura del conflitto con l’islam è escatologica da un lato
e dall’altro è una “banale” guerra di religione finanziata dagli stessi amici
arabi dell’occidente, come l’Arabia saudita. L’anticristianesimo degli europei,
per non parlare di tanti Giuda religiosi non è giustificabile, e ha creato le
premesse dello sterminio dei veri cristiani in Medio Oriente. Come l’antigiudaismo creò le premesse per la Shoah, l’anticristianesimo (dei cristiani) ha creato le condizioni dell’olocausto cristiano. Non c’è spazio nel mondo per ebrei e cristiani. In Medio Oriente e in Africa è un dato verificabile, qui in Europa siamo solo agli inizi e ben più di un segno è già visibile.
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/119605/rubriche/cristiani-medio-oriente/antonio-socci-e-i-cristiani-perseguitati-le-colpe-dell-occidente-distratto-htm.htm
[Non pregate con chi vi decapita]
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[Scola e i cristiani perseguitati: “E’ ora di scuotere la nostra fede tiepida”]
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[Quando il massacro non è sexy]
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[Sono i cristiani i più perseguitati nel mondo]
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[Difendere Israele dall’occidente]
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[Una veglia davanti al Foglio per Israele e i cristiani perseguitati]
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[La Cei batte un colpo: “Cristiani perseguitati, non si può più tacere”]
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Ora i vescovi d’Europa alzano la voce contro la “feroce persecuzione”. di Matteo Matzuzzi | 01 Agosto 2014. L’Arcivescovo di Angelo Scola, “Questa persecuzione, più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi che a Milano, in Italia e in occidente crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita seriamente sul Vangelo, pagando almeno quel minimo prezzo necessario per vivere la fede con coerenza”. Dopo i cardinali arcivescovi di Lione e Vienna, Philippe Barbarin e Christoph Schönborn, sull’esodo dei cristiani da Mosul, cacciati dalle proprie case dagli sgherri del califfo al Baghdadi, a prendere posizione è Angelo Scola, arcivescovo di Milano.
ARTICOLI CORRELATI #israelunderattack N come nazara Scola e i cristiani perseguitati: “E’ ora di scuotere la nostra fede tiepida” Parla di “un calvario passato sotto silenzio”, il cardinale, che esprime “il dolore e la preoccupazione per le condizioni di violenza cui sono sottoposti i cristiani che vivono a pochi chilometri da noi, appena al di là del Mediterraneo, nell’indifferenza pressoché generale. In troppi paesi del mondo – si legge nella nota diffusa ieri dalla curia arcivescovile – professare la fede in Gesù Cristo significa mettere a repentaglio la vita, quella della propria famiglia e condannarsi a essere considerati cittadini di rango inferiore”. Necessario, dunque, che “ciascuno si impegni nell’aiuto concreto per i loro bisogni e alzi la propria voce presso le Istituzioni deputate affinché facciano quanto è in loro potere per intervenire a porre fine al calvario che da troppo tempo i cristiani stanno vivendo nella regione mediterranea”. E la mobilitazione arriva fino nella laica e secolarizzata Scandinavia: il vescovo di Stoccolma, Anders Arborellius ha deciso di aprire ininterrottamente per tredici ore la chiesa di Sant’Eugenia a Stoccolma per una veglia di preghiera dedicata ai cristiani del vicino e medio oriente.
“Oltre alla preghiera, è fondamentale dimostrare solidarietà e sostegno attraverso progetti di servizio e sollecitare l’opinione pubblica a cercare di influenzare chi detiene il potere perché si impegni per i cristiani perseguitati”, ha spiegato secondo quanto riportato dall’agenzia Servizio informazione religiosa (Sir). Anche la chiesa finlandese si è attivata, con le parrocchie invitate a organizzare adorazioni eucaristiche per ricordare le vittime delle guerre. “Profondamente colpiti e inorriditi dall’espulsione barbara delle minoranze religiose dall’Iraq” si sono detti ieri anche i vescovi svizzeri.
Il Vaticano, nel frattempo, ha messo in campo i suoi (potenti) strumenti diplomatici, coordinati dal segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, e dal segretario per i Rapporti con gli stati, mons. Dominique Mamberti. Alle ambasciate accreditate presso la Santa Sede è stata inviata una lunga “nota verbale” in cui si ricapitolano tutti i più recenti interventi del Papa sulle crisi in atto nel vicino e medio oriente, Iraq in testa. L’obiettivo, ha aggiunto alla Radio Vaticana mons. Mamberti, è che gli ambasciatori facciano presente ai rispettivi governi la posizione di Francesco e della Santa Sede, con l’auspicio che “la comunità internazionale prenda a cuore la questione, giacché sono in gioco princìpi fondamentali per la dignità umana, il rispetto dei diritti di ogni persona, per una convivenza pacifica e armoniosa delle persone e dei popoli”. Per la prima volta, ha ricordato il diplomatico vaticano, “a Mosul non si è potuta celebrare la santa messa la domenica” e solo in quella città “circa trenta chiese e monasteri sono stati occupati e danneggiati dagli estremisti, e la croce è stata tolta”.
Molto meno diplomatico s’è mostrato il patriarca siro-ortodosso del Libano, George Saliba, intervenuto sulle frequenze d’una radio locale: “Ciò che sta accadendo in Iraq è una cosa strana, ma è normale per i musulmani, visto che essi non hanno mai trattato bene i cristiani. Hanno sempre tenuto un comportamento offensivo e infamante contro i cristiani”. “Noi siamo abituati a vivere e coesistere con i musulmani, ma loro hanno mostrato i canini. Sono nemici di Cristo. L’islam non è mai cambiato, i musulmani sono stati abituati a trattare male i cristiani. Non siamo sorpresi dai loro comportamenti, eppure riponiamo le nostre speranze su quei fratelli musulmani che non condividono tali atteggiamenti, benché siano una minoranza”. http://www.ilfoglio.it/articoli/v/119675/rubriche/cristiani-medio-oriente/ora-i-vescovi-europa-alzano-la-voce-contro-feroce-persecuzione.htm
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[[PERCHé, I FARISEI USURAI ILLUMINATI FMI SPA ONU GMOS, per: CRIMINI SHARIAH AMNESTY NAZISMO UMMAH CALIFFATO: HANNO RESO INEVITABILE, IL GENOCIDIO DI TUTTI I MUSULMANI DEL MONDO! PERCHé DIVERSAMENTE, COMUNQUE, IL LORO REGNO DI SATANA: NON POTREBBE MAI SORGERE SUL MONDO: se Israele non viene disintegrato!]]
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